Papa Benedetto XVI-Pene piu' severe per chi viola castita'

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    sarà comunque sempre garantito il diritto di difesa
    Il Papa vara pene più severe per i preti
    che violano l'obbligo di castità
    Da Benedetto XVI più poteri alla Congregazione per il clero: più facile imporre la dimissione dallo stato clericale


    (Ansa)
    ROMA - Punizioni più severe in arrivo per i preti che violano l'obbligo di castità. Benedetto XVI ha infatti concesso nuove facoltà di intervento alla Congregazione per il clero per quei preti che violano il voto di castità in vario modo o che si sposino anche civilmente.

    PUNIZIONI - A fare chiarezza e a spiegare esattamente le nuove norme, interviene il Segretario della Congregazione per il clero, monsignor Mauro Piacenza con una intervista ala Radio Vaticana nella quale si delineano i nuovi principi stabiliti dal Papa. «Si deve purtroppo rilevare - afferma monsignor Piacenza - che talvolta si possono verificare situazioni anche di grave indisciplina da parte del clero, nelle quali i tentativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene comune». Dunque a partire da questa constatazione che «nell'intento di voler promuovere l'attuazione di quella salus animarum, che è suprema legge della Chiesa, in data 30 gennaio, il Sommo Pontefice ha concesso alla Congregazione per il Clero alcune facoltà speciali». La lettera è stata inviata poi dalla Congregazione per il clero a tutti i vescovi attraverso i nunzi apostolici. «Innanzitutto - spiega monsignor Piacenza - la facoltà di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale "in poenam" (vale a dire come punizione), con relativa dispensa da tutti gli obblighi decorrenti dall'ordinazione, di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita irregolare e scandalosa; e di chierici colpevoli di gravi peccati esterni contro il sesto Comandamento».

    SESTO COMANDAMENTO - Il sesto comandamento è quello nel quale si afferma: «Non commettere adulterio» e per il quale il catechismo della Chiesa cattolica afferma che riguarda «l'insieme della sessualità umana» e le offese contro la castità compresa l'omosessualitá. Inoltre viene concessa, afferma ancora monsignor Piacenza, «la speciale facoltà di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divina o canonica; in casi veramente eccezionali e urgenti, e di mancata volontà di ravvedimento da parte del reo, si potranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circostanze lo richiedessero». Tuttavia «ogni eventuale caso dovrà essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento amministrativo, salvo il diritto di difesa che deve essere sempre garantito». «Infine - spiega ancora il Segretario della Congregazione per il clero - c'è la facoltà speciale di dichiarare la perdita dello stato clericale, dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai 5 anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero». Nulla di automatico però sottolinea monsignor Piacenza «non c'è automatismo nei tempi e tutto è vagliato caso per caso e sempre per situazioni gravi. Nessuno pensi superficialmente ad una sorta di generica semplificazione in materia così delicata. Nessun automatismo, ma vaglio e vaglio rigoroso».

    http://www.corriere.it/
     
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