UN LIBRO AL GIORNO LEVA IL MEDICO DI TORNO

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    "Conspirata"
    di Robert Harris



    di Massimo Lomonaco


    Il romanzo storico di Harris sta tutto nella sua citazione iniziale: ''che dovere ingrato non solo governare la Repubblica, ma anche preservarla!''. A pronunciarla fu il 9 novembre del 63 avanti Cristo Cicerone, protagonista - mediato - dell'ultimo libro dell'autore inglese notissimo per il suo 'Fatherland' (sull'ipotetica occupazione nazista della Gran Bretagna nella seconda guerra mondiale) e anche per 'Imperium', primo della trilogia che Harris ha dedicato ad un periodo cruciale della storia romana.

    In questo secondo volume della trilogia lo scontro e' tra le due opposte visioni, etiche e politiche, di due big dell'epoca: Giulio Cesare e, appunto, Cicerone. Il grande oratore - e statista - in realta' e' mediato da un personaggio (reale), vero e proprio svelatore delle trame che intorbidirono la vita politica dell'epoca. L'uomo si chiama Tirone (gia' usato da Harris in 'Imperium') ed era una sorta di segretario di Cicerone che di lui scrisse anche una biografia. Persona molto preziosa per il nobile romano tanto da meritarsi il pubblico riconoscimento da parte del retore: ''i servizi che mi ha reso - scrisse - sono innumerevoli, nella mia casa, come fuori di essa, a Roma e all'estero, nei miei studi e nell'impegno letterario''.

    Insomma un segretario molto addentro ai misteri della repubblica. Non solo ma Tirone ha una'altra caratteristica: e' stato il primo a registrare parola per parola un discorso in senato grazie ad un metodo di scrittura di cui alcune abbreviazioni si usano ancora oggi.

    Tirone diventa cosi'- grazie ad Harris - l'uomo chiave di Cicerone nella lunga battaglia contro Cesare ( e con chi si schieri l'autore inglese si capisce subito). L'uomo piu' potente della Repubblica - che ben presto diventera' un impero - e' infatti descritto come un antesignano dei moderni tycoon, un misto di potere mediatico (di allora), ricchezza economica e influenza politica in cui il conflitto di interessi e' lampante.

    Cicerone e' invece un acerrimo difensore delle ''virtu''' repubblicane fondate su una visione etica della politica opposta a quella di Cesare. Tirone offrira' al Console molte delle armi per opporsi al tiranno, a partire dalla capacita' di svelare l'intrigo politico la cui evidenza ha le sembianze del corpo, orrendamente mutilato, di un ragazzino ripescato nelle acque del Tevere. Non solo Cicerone si dovra' anche guardare dalle insidie nascoste nella sua difesa di un vecchio senatore accusato di alto tradimento. Un processo che potrebbe - come vorrebbe Cesare - mostrare il vero volto del Console: un uomo schierato con l'aristocrazia cosi' invisa al popolo romano.

    Mille trame e cospirazioni - senza dimenticare Catilina, Pompeo Crasso e Catone - nelle quali Tirone sapra' condurre Cicerone fino a porsi un interrogativo estremo: si possono usare metodi illegali per salvare la Repubblica?.


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    Chi l’avrebbe mai detto che un giorno anche noi ci saremmo ridotti, come i nani della favola di Biancaneve, a cantare la gioia di andare a lavorare? Eh sì.. coi tempi che corrono, chi ha la fortuna di avere un lavoro ha di che rallegrarsi e nessuno si stupirebbe a sentirlo cantare felice ‘andiam, andiam, andiamo a lavorar’… Del resto, in un paese che conta oltre 2 milioni di disoccupati, non resta che affrontare il problema con ironia!
    Ed è quello che hanno fatto Catone&Lorentz, già autori della rubrica linusiana Cedo cane perché morto. In 100 divertentissime pagine hanno selezionato le più originali offerte di lavoro e ben 79,5 consigli per farsi assumere. Insomma, uno strumento indispensabile sia per chi ha lavoro sia per chi lo vorrebbe avere ma anche per chi ha deciso di non averlo più e si prende gioco degli altri… E se non dovesse tornarvi utile per trovare lavoro, vi aiuterà senz’altro a diventare degli ottimi ‘senza lavoro di domani’ grazie alle preziose info sul Corso di laurea in disoccupazione, all’utilissimo test di autovalutazione su ‘che tipo di precario sei’ e ai suggerimenti sulla costruzione di un cv o su come affrontare un colloquio di lavoro.
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    di Paolo Petroni

    La trilogia di Stieg Larsson ha rotto tutti gli argini, vendendo solo in Italia oltre un milione e mezzo di copie, ma il noir svedese già aveva i suoi numerosi fans, in particolare con Henning Mankell. Su quella scia erano arrivati in libreria altri titoli nordici di genere, con autori come Liza Marklund, Ola Dhal, Anne Holt, per citare i più noti. Ma c'era dell'altro, come dimostrano le sei milioni di copie vendute in 27 paesi da Camilla Lackberg con i suoi 13 romanzi, uno dei quali ora, per la prima volta, la fa conoscere al pubblico italiano.

    Insomma, sotto la neve della notte infinita il noir pare maturi meravigliosamente e ormai sappiamo che quella società scandinava, apparentemente perfetta, cova i suoi fantasmi e, diremmo in maniera quasi esorcistica, mette in piazza i suoi lati oscuri attraverso quel genere letterario che più, oggi, pretende di essere realistico e di andare a fondo nel dire su una società quel che altrimenti sarebbe magari difficile da dimostrare. "Il thriller è il genere perfetto per un mondo in crisi - dice la Lackberg, 35 anni, laurea in economia - in cui gli stranieri, scoprendo che anche gli svedesi hanno i loro problemi, si sentono sollevati".

    Un mondo comunque lontano da quello metropolitano, finanziario, politicizzato, informatico di Larsson, se il luogo dei suoi gialli, per i quali c'é chi fa il nome di Agatha Christie, è un piccolo paese nel nord di pescatori di aringhe, Fjallbacka, dalla vita apparentemente sempre eguale e tranquilla, tra persone che si conoscono tutte le une con le altre. Ma è proprio in questo 'luogo chiuso' che invece si celano segreti inquietanti, se un giorno, tornando nella vecchia casa dei genitori, Erica scopre sotto uno strato si ghiaccio, nell'acqua di una vasca da bagno, un cadavere bluastro con i polsi tagliati e il sangue coagulato in giro e per terra. E' quello della sua migliore amica d'infanzia, Alex, donna carica di vita e, come si suol dire, senza nemico alcuno. Nasce un'indagine ricca di colpi di scena, ma che parallelamente racconta un mondo e un modo di vivere e, soprattutto, una storia d'amore e convivenza con le sue crisi, quella di Erica con Patrick, vero eroe del romanzo, assieme al grasso, presuntuoso, quasi sgradevole commissario Mellberg, che ritroveremo anche in vari altri libri della Lackberg, che afferma di "amar accompagnare le proprie creature nel tempo e svilupparne le potenzialità".

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    'Storia del mondo arabo'
    a cura di Ulrich Haarmann




    di Massimo Lomonaco

    La conoscenza del mondo arabo, e piu' in generale dell'Islam, risulta ancora oggi, tra i non specialisti, piuttosto superficiale. Nasce da questa osservazione l'intento del libro curato inizialmente da Haarmann e completato - alla morte di quest'ultimo - da Hainz Halm dell'Universita' di Tubinga.

    Del resto la convinzione del curatore e' supportata da un'altra considerazione: che l'interesse nei confronti del mondo arabo ''sembra essere suscitato piu' da singoli episodi di attualita' che non da una reale volonta' di conoscenza dei processi storici di un mondo che e' da secoli il nostro principale interlocutore sull'altra sponda del Mediterraneo''. Una valutazione profetica, vista la radicalizzazione delle posizioni occidentali - giusta in qualche caso - verso un mondo che invece ha piu' di una sfaccettatura e molte interconnessioni altrimenti difficilmente districabili ad un esame affrettato.

    Non a caso infatti il libro - che prende le mosse dall'islam delle origini nel VII secolo dell'evo moderno - privilegia il primato della storia sociale affiancandogli il cambiamento politico ed economico ma anche trasformazioni nella cultura e nella coscienza collettiva dell'epoca. Importante - alla luce della comprensione dei meccanismi di formazione dell'identita' - la parte del testo dove si osserva che solo in un passato abbastanza recente, ''per influenza del nazionalismo europeo, gli arabi hanno imparato a percepirsi come etnia con una storia gloriosa coincidente proprio con l'islam delle origini, in particolare nel campo delle arti e delle scienze''. Contemporaneamente pero' hanno dovuto constatare - si spiega nel libro - che l'Occidente, caratterizzato dal cristianesimo ha cominciato a sottomettere e dominare il mondo arabo in tutti i settori decisivi, come la politica, l'economia, gli affari militari e la cultura.

    ''Proprio questa disillusione (che differenzia radicalmente l'Oriente islamico da altre aree del mondo colonizzate dall'Europa), segna - nota Haarmann - il rapporto tra il mondo arabo e l'Occidente ancora oggi. Dipendenza dall'Europa, legame con l'Europa e rifiuto dell'Europa - aggiunge - vanno di pari passo''.

    ''Sulla difensiva rispetto all'Occidente, gli arabi fanno fatica - conclude il curatore - ad accettare che la lingua e la cultura comuni al loro popolo (costituito da musulmani ma anche da cristiani) non siano bastate finora per gettare le basi di uno stato nazionale di tipo europeo dall'Atlantico al Golfo Persico''. Il nodo - dice il libro - e' in questo fatto.
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    di Paolo Petroni


    Sera d'estate in una trattoria sulla costa adriatica, tanti primi, due condimenti: sugo bianco o sugo rosso. Di fronte alla necessita' di scegliere ''ho percepito con chiarezza, quella sera, che il pomodoro e' una di quelle cose che dividono il mondo in due, Un po' come il cioccolato. In un ristorante spagnolo, al momento del dessert chiesero se si desiderava un dolce con o senza cioccolata'', scrive Massimo Montanari, docente di Storia dell'alimentazione all'Universita' di Bologna, in una delle sue noterelle su cibo e cultura, apparse dopo il 2000 su riviste e giornali e ora raccolte in volume.

    I colori del resto sono sempre stati importanti per l'appetibilita' delle vivande, da quelli naturali, oggi piu' ricercati, a quelli artefatti a fini spettacolari, dal bianco (creato con farina di riso e latte di mandorle) al viola e blu (con alcuni frutti di bosco), sino al piu' amato, il giallo (dello zafferano) collegato all'oro, a un'idea di solarita' e ricchezza sin dal Quattrocento. Il rosso, violento e forse capace di richiamare il sangue, invece, ricorda Montanari, fatico' a farsi largo e se nel Seicento sbarca a Napoli col pomodoro in arrivo dalla Spagna, e' solo un secolo dopo che entra davvero nell'uso della cucina italiana e europea. Un po' di costume, un po' di storia che acquista sapore.

    Del resto la cucina non e' solo il luogo in cui si progettano sopravvivenza e piacere. ''La cucina e' anche il luogo ideale per un allenamento della mente'', attravesro l'osservazione dei processi di preprazioni, le modificazioni degli elementi con le varie cotture, gli accostamenti ''aiutano a farci riflettere sulle regole che governano l'esistenza quotidiana .... sul nostro rapporto col mondo''. Del resto Suor Juana Ines de la Cruz, la più grande poetessa sudamericana del barocco di lingua spagnola, affermava, nobilitando il ruolo della donna, ''si puo' benissimo filosofare mentre si prepara la cena. E dico che se Aristotele avesse cucinato, avrebbe scritto molto di piu'''. Montanari, infine, preparate con la sua compagna le polpette, le ha messe a riposare perche' si rassodassero e amalgamassero prima della cottura, e allora scrive: ''ho pensato che il riposo delle polpette assomiglia molto a quello che succede nella nostra mente quando elaboriamo le idee''.

    Allora questo volume, di capitoletto in capitoletto, diventa una miniera di curiosita' e spinte a riflettere (per esempio sul pane, cibo ecumenico, che in realta' e' spesso stato simbolo di differenze e divisioni) come a guardarci dalla golosita', che e' cosa diversa dal saper gustare, (ed ecco Papa paolo II che muore per una scorpacciata di meloni) e a capire che ci sono sempre altri punti di vista, rispetto al nostro (ecco l'ottimo cocomero o l'ananas servito con sale e peperoncino in Vietnam), e cosi' via.

    Per chiudere poi alcuni brani a riflessione sul cibo e il suo valore identitario (alcuni si identificano e identificano un popolo) che nasconde pero' sorprese (gli spaghetti al pomodoro, ci portano a oriente per le origini della pasta secca, e a ovest, Spagna e America, per il frutto) o finiscono non per riunire a tavola, ma per dividere, come quando su un muro di una citta' veneta si legge: ''Si' alla polenta, no al cous cous''.

    Con un finale d'attualita', viste le polemiche sui McDonad's all'italiana: ''se il villaggio globale non e' un'invenzione del sociologo McLuhan, ma una realta' del nostro vivere quotidiano, anche questa identita' ci appartiene''.

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    Si chiamava Amelia Simmons, apparteneva alla categoria delle signore-bene: e lo dichiara, nella prefazione del suo libro, che esce nel 1796 col titolo “American Cookery”, e che l’Autrice dedica alle signore-ine di buona famiglia. Belle, fragili ed inesperte? Non direi, considerando che si trovavano a dover gestire una realtà familiare molto diversa dalla nostra… Fatta di realtà come bucati a mano con la sola cenere come detersivo, conservazione dei cibi senza frigorifero, pulizia di materassi e cuscini per evitare pulci ed altri infestanti, e via elencando. E ricette: sìa per conservare derrate sottovetro che per preparare pranzi e cene senza soluzione di continuità. Ricette come quella della goccia al burro, che vi presento qui.

    GOCCIA AL BURRO
    Ecco cosa scrive l’Autrice: “4 rossi d’uovo, 2 albumi, una libbra di farina, ¼ di libbra di burro, 1 libbra di zucchero, 2 cucchiai d’acqua di rose. Infornare in uno stampo di rame.”

    Questo è tutto. Un pò poco, ma accade SEMPRE così nei ricettari d’epoca: il resto dobbiamo farlo noi, trovare le dosi, assaggiare per riuscire a fondere i sapori, cercare ingredienti il più possibile “genuini” (o per lo meno i più vicini a quanto potevano essere le sostanze originali). Ne ho fatta una “mia” versione, alterando pochissimo delle indicazioni contenute nell’originale, e spero vi piacerà.

    Ingredienti
    gr.120 di burro
    gr.100 di zucchero a velo
    gr.35 di zucchero semolato
    gr.80 di farina
    gr.50 di fecola
    4 tuorli e 2 albumi
    2 cucchiai abbondanti d’acqua di rose
    1 cucchiaio di lievito
    1 pizzico di sale

    Preparazione
    Montate gli albumi con lo zucchero semolato e metteteli da parte. Ammorbidite il burro lavorandolo con lo zucchero a velo, poi incorporateci i tuorli. Setacciare le farine, il sale ed il lievito: aggiungerle al composto sempre mescolando. Aggiungete poi l’acqua di rose e gli albumi. Versate il tutto in uno stampo imburrato e infarinato ed infornate a 180° per 35 minuti circa: per controllare il grado di cottura, fate la solita “prova-stecchino”. E dato che siamo nel secolo XVIII °…beh, consumatene una fettina sorseggiando rosolio!

    Giovanna Motta

    fonte tgcom
     
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    I LIBRI DI THOT LO SCRITTO DEGLI DEI


    Considerato l'inventore della scrittura e il custode dei segreti dei movimenti del cielo, secondo l'antica tradizione Egizia a Thot venivano attribuiti vari appellativi tra cui il più famoso è "Thot, Tre Volte Grande", da cui deriva il nome in greco del dio stesso, Ermete Trismegisto.
    Figlio di Ra, di cui era anche consigliere, era il dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo e della matematica e geometria. Gli Egizi, che lo raffiguravano con la testa di Ibis, il cui becco somiglia a una Luna crescente, gli attribuivano anche l'invenzione del calendario di 365 giorni.
    Il mistero che lo circonda è dovuto, soprattutto, ai libri che avrebbe scritto e nascosto.
    Un vero enigma
    Ma quale potrebbe essere il nascondiglio di questi libri? E che cosa vi sarebbe scritto? Secondo i "Testi delle Piramidi", il dio Thot avrebbe trascritto i misteri dei cieli in alcuni libri sacri, che poi avrebbe nascosto sulla Terra perché solo i più degni, tra le generazioni future, li trovassero.
    Secondo alcune teorie sarebbero nascosti in una camera segreta situata al di sotto della Sfinge, ma le ricerche effettuate con le più moderne tecnologie, sia sotto che nell'area circostante il monumento, non hanno ancora rivelato la presenza di cripte sotterranee. Secondo altre teorie, invece, li avremmo sempre avuti davanti agli occhi. Si tratterebbe dell'intero complesso delle Piramidi di Giza e della Sfinge che, se esaminato nell'insieme, sarebbe una copia "terrena" di una situazione astronomica ben precisa calcolabile grazie alla precessione degli equinozi.
    La precessione degli equinozi è un movimento dell'asse terrestre, simile a quello di una trottola, che ne fa cambiare l'orientamento rispetto alla sfera celeste. E’ una rotazione talmente lenta che, per compiere un giro su se stesso, l'asse terrestre impiega quasi 26000 anni, durante i quali la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia, per poi tornare al punto di partenza.
    Un calendario di catastrofi?
    L'intento degli antichi sarebbe stato quello di trasmettere ai posteri il modo per calcolare la fine di ogni ciclo precessionale, solitamente accompagnato da catastrofi planetarie. Per questo eressero costruzioni talmente imponenti da resistere al peggiore dei cataclismi, monumenti nelle cui proporzioni matematiche e allineamenti astronomici, era contenuto un messaggio che, in questo modo, sarebbe sopravvissuto al trascorrere dei millenni.
    In ogni caso l'enigma sull'esistenza dei libri di Thot è, per ora, destinato a rimanere tale anche perché, anticamente la conoscenza veniva trasmessa per via orale.
    Antiche testimonianze
    Tra i vari testi che ci parlano dei Libri di Thot, forse il passo più esplicativo lo troviamo nel Fedro di Platone. Si trova nel dialogo tra il re Tamo e lo stesso Thot secondo il quale l'invenzione della scrittura è un grande passo avanti per la razza umana. A ciò, il re risponde che la scrittura renderà solo mentalmente pigro l'uomo, diminuendone le facoltà mentali.
    Il Primo Tempo
    II documento più antico che ci parla di una camera segreta situata nella necropoli di Giza, è il cosiddetto Papiro Westcar, conservato al Museo di Berlino. In tale camera, secondo alcuni studiosi, sarebbero contenuti i Libri di Thot. Il "Testo del Sarcofago" ci parla invece di un "qualcosa" che conterrebbe le emanazioni di Osiride, sigillato nell'oscurità e circondato dal fuoco. Da anni alcuni ricercatori propongono una teoria secondo la quale i Libri di Thot non sarebbero altro che gli Archivi di Atlantide, così come gli stessi dei Egizi ne sarebbero i superstiti, arrivati in Egitto nel cosiddetto "Primo Tempo". Ma a prescindere da tutte le ipotesi, alcune delle quali veramente fantasiose, forse qualche colpo di scena ce lo dobbiamo aspettare anche perché, come sappiamo, l'Egitto è una specie di scatola cinese che si apre ad orologeria quando meno te lo aspetti.
     
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    CAROFIGLIO GIANRICO
    LE PERFEZIONI PROVVISORIE



    Genere: Libri
    Editore: Sellerio Editore Palermo
    Pubblicazione: 01/2010
    Numero di pagine: 364


    Le giornate di Guido Guerrieri trascorrono in equilibrio instabile fra il suo lavoro di avvocato - un nuovo elegante studio, nuovi collaboratori, una carriera di successo - e la solitudine venata di malinconia delle sue ore private. Antidoti a questa malinconia: il consueto senso dell'umorismo, la musica, i libri e le surreali conversazioni con il sacco da boxe, nel soggiorno di casa. Tutto inizia quando un collega gli propone un incarico insolito: cercare gli elementi per dare nuovo impulso a un'inchiesta di cui la procura si accinge a chiedere l'archiviazione. Manuela, studentessa universitaria a Roma, figlia di una Bari opulenta, è scomparsa in una stazione ferroviaria, inghiottita nel nulla dopo un fine settimana trascorso in campagna con amici. Inizialmente Guerrieri esita ad accettare l'incarico, più adatto a un detective che a un legale. Poi, scettico e curioso a un tempo, inizia a studiare le carte e a incontrare i personaggi coinvolti nell'inchiesta. Tra questi, la migliore amica di Manuela, Caterina. Una ragazza dei suoi tempi giovane, bella, immediata al limite della sfrontatezza. L'avvocato, diviso fra imbarazzo e attrazione, si lascia accompagnare da lei nel ricostruire il mondo segreto di Manuela e le ragioni della sua scomparsa.

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    fonte corriere della sera
     
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    LACKBERG CAMILLA
    LA PRINCIPESSA DI GHIACCIO

    Genere: Libri
    Editore: MARSILIO
    Pubblicazione: 01/2010
    Numero di pagine: 352



    Erica Falck è tornata nella casa dei genitori a Fjällbacka, incantevole località turistica sulla costa occidentale della Svezia che, come sempre d'inverno, sembra immersa nella quiete più assoluta. Ma il ritrovamento del corpo di Alexandra, l'amica d'infanzia, in una vasca di ghiaccio riapre una misteriosa vicenda che aveva profondamente turbato il piccolo paese dell'arcipelago molti anni prima. Erica è convinta che non si tratti di suicidio, e in coppia con il poliziotto Patrik Hedström cerca di scoprire cosa si nasconde dietro la morte di una persona che credeva di conoscere. A trentacinque anni, con la sensazione di non sapere bene cosa volere nella vita ma stimolata da un nuovo amore, approfitta del suo status di scrittrice per smascherare menzogne e segreti di una comunità dove l'apparenza conta più di ogni cosa.

    fonte libreria rizzoli
     
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    Processo alla casta della moda italiana
    Luca Testoni



    C'era una volta la moda italiana. Quella dei grandi stilisti, delle top model superpagate (quelle che "per meno di 10.000 dollari al giorno non ci svegliamo neanche"), del miracolo industriale. C'era una volta il fiore all'occhiello del made in Italy, che conquistava Hollywood, faceva tendenza e finiva sulle copertine delle riviste più prestigiose del mondo. C'era una volta e potrebbe non esserci più. Dietro la facciata glamour, infatti, il sistema scricchiola. Colpa di una "casta" che per troppo tempo ha guardato solo al proprio (lussuoso) orticello: una compagnia esclusiva (e molto elegante), in cui al genio creativo si è sostituita l'arroganza di imprenditori, pierre e buttafuori. Un settore incapace di sottrarsi alla decadenza dei costumi, e di sostenere l'urto di una moda sempre più low cost e low luxury. Un universo fatto di addetti stampa che confondono il fatturato con il PIL, di sfilate sponsorizzate dai pomodori, di eroi della trash-tv in passerella, di griffe sulle mutande e sulle piastrelle del bagno, di elusione fiscale e marchette sui giornali. Con questo corrosivo pamphlet, Luca Testoni apre il primo vero processo al sistema moda italiano, e insieme lancia un accorato appello per salvare una delle ultime eccellenze nazionali. Di tempo ne è rimasto poco: il giorno dell'ultima sfilata è più vicino di quanto si pensi.

    fonte feltrinelli
     
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    "Sempre più verso Occidente"
    Di Daniele Pugliese



    di Daniela Simonetti

    Cosa lega la frase 'Che cos'e' un nemico?' di 'Ebrei erranti' al 'redattore d'istruzioni' di 'La pasticca verde?'. Cosa la compulsione o il tradimento di 'Amore in buca' all'affranto soliloquio de 'L'ingrato?'. E ancora: che nesso c'e' fra la scientifica sorridente disperazione di Walter e Anna nel racconto tratto da Primo Levi che da' il titolo a questo libro e la ricerca della propria responsabilita' fino al senso di colpa 'globale' di 'Specchio retrovisore?'. Certamente temi che si rincorrono nei dieci racconti di questo libro firmati da Daniele Pugliese - la morte, l'amicizia, l'amore illecito ma piu' che altro, probabilmente, il tentativo di guardare negli occhi l'assurdo, il refuso stratosferico: il vizio di forma, la cellula tumorale, la sliding doors storica.

    Origine e ispirazione una storia di Primo Levi, Verso Occidente, pubblicata nel 1971 nel volume Vizio di forma. Dopo averlo letto, Pugliese ne trae il racconto che apre la raccolta e lo invia a Levi che - il 24 marzo del 1986 - gli risponde con questo biglietto: ''Lei ha preso molto (troppo!) sul serio un mio racconto di cui oggi mi vergogno un poco, perche' l'ho scritto in un momento di angoscia e di debolezza, e perche', invece di essere d'aiuto all 'eventuale lettore, rischia di estendere a lui il disagio dell'autore. Se cosi' e' avvenuto, accetti le mie scuse; oggi penso che spargere al vento le proprie angosce possa portare sollievo a chi lo fa, ma sia poco morale''.

    Pugliese nell'introduzione ricorda quel racconto di Levi, ''una splendida storia'' ripubblicata nel 1987: ''Verso Occidente narra di un ricercatore, Walter, che studia il comportamento dei lemming, piccoli roditori che popolano la Scandinavia e la Russia nordoccidentale e che intraprendono imponenti migrazioni, durante le quali muoiono in grandissimo numero. Walter ipotizza che non sia come sostiene il professor Osiasson la fame a spingere gli animali a gettarsi in mare a occidente, bensi' la perdita dell'amore di vita, qualcosa che, al pari del suo opposto, sta scritto in ogni cellula, un linguaggio che leggiamo con tutto il nostro essere. Aiutato dalla moglie Anna, convinta in un primo tempo che voler vivere sia ovvio e naturale, Walter, con i suoi collaboratori, cerca la 'causa chimica del vuoto esistenziale: un alcool? un enzima? Mentre i laboratori sono al lavoro, il ricercatore si mette in viaggio con la moglie. Va in Amazzonia per conoscere le abitudini degli Arunde, un popolo in continuo declino per l'alto numero di suicidi. Tornato in Europa, ha il suo quarto d'ora di successo e i laboratori hanno sintetizzato il fattore L, il farmaco capace di restaurare la volonta' di vita in soggetti che ne erano privi. Ne spedisce una dose al Decano degli Arunde e parte per la Scandinavia a tentare l'arresto della corsa suicida dei lemming. Il farmaco funziona. I roditori si bloccano.

    Diventano un 'onda che lo sommerge, che lo uccide sotto gli occhi di Anna. Gli Arunde, intanto, hanno rifiutato il farmaco, preferendo la liberta' alla droga, e la morte all'illusione''.

    ''Il 12 aprile 1987 - scrive Pugliese - Primo Levi si e' tolto la vita gettandosi dalle scale della sua antica casa di Torino.

    Il bisogno di spargere al vento - come il nebulizzatore che impugna Walter per arrestare la corsa dei lemming - la propria angoscia e' stato piu' forte della moralita'. Del resto, come diceva Bertold Brecht, prima viene lo stomaco e poi la morale. E d'altra parte anche 'la necessita' ha la sua etica. Per un vizio di forma, il bisogno individuale puo' trasformarsi in un atto di grande morale''. (ANSA).
     
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    BOCCA GIORGIO
    ANNUS HORRIBILISGenere: Libri
    Editore: FELTRINELLI
    Pubblicazione: 01/2010
    Numero di pagine: 160

    La crisi economica e l'autoritarismo strisciante. Il circo berlusconiano e il discredito internazionale. Il suicidio della sinistra e il ritorno dei fascisti. L'Italia delle ronde e l'Italia dei respingimenti. Il 2009 sarà ricordato come un anno nero della nostra storia. Un anno in cui molti nodi sono venuti al pettine, tutti insieme, e ci hanno riconsegnato un paese stanco, involgarito, ripiegato su se stesso e sui suoi atavici difetti. Giorgio Bocca racconta il nostro annus horribilis con la veemenza e l'intransigenza di cui può essere capace solo un grande "antitaliano" come lui. La sua è un'invettiva, un appassionato j'accuse contro i mali apparentemente inestirpabili della nostra vita pubblica: il trasformismo, l'opportunismo, la memoria corta, la furberia diffusa, l'impunità, l'ossequio al potente di turno. La classe dirigente si adegua a quella che viene percepita come una morale corrente, che è poi la negazione della morale, la propensione a chiedere allo stato tutti i benefici e a dare in cambio il meno possibile. "E allora diciamo una buona volta che come società nazionale siamo ancora dei poveri, con il modo di pensare dei poveri: tiriamo a campare, del doman non v'è certezza, spartiamoci quel poco che c'è, se i più furbi rubano in grande noi approfittiamo degli avanzi del loro banchetto."

    http://libreriarizzoli.corriere.it/HomePage.aspx
     
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    di Valeria Arnaldi



    Un cuore di glitter luccicante, stretto tra le mani da un tenero orsetto, e non uno qualunque, ma uno di quelli “griffati” Forever Friends, marchio che, sin dalla sua nascita, è legato a tenerezza e sentimenti.
    Punta dritta al cuore, sin dalla copertina, il volume “Amore per sempre”, appena pubblicato da EdiCart, concepito come una lettera illustrata da regalare al partner o alla persona che si desidera conquistare.
    Gli strumenti, d’altronde, ci sono tutti: frasi brevi ma dirette – “Quando tu ci sei, io respiro un’aria nuova… Sempre e ovunque!” – e grandi disegni degli orsetti Forever Friends, tra consegne di fiori, regali di rose, cenette a lume di candela, letterine da leggere e rileggere, ma perfino sms, con un orsetto attento che guarda ansiosamente il cellulare.
    Poi ancora, abbracci, passeggiate, timidezze ed una pioggia di cuore.
    Impossibile non farsi conquistare.

    fonte leggo.it
     
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    (di Alessandra Magliaro)



    Quando fu ucciso a casa sua, a Montesacro a Roma, stava per compiere 19 anni, nella stanza accanto i genitori Rina Zappelli e Sardo erano stati resi impotenti, legati e con il cerotto sulla bocca. Si chiamava Valerio Verbano, studente al liceo Archimede, attivo nel collettivo autonomo di Val Melaina: il 22 febbraio saranno 30 anni dal suo omicidio. Sua madre, che di anni ne ha 86, da quel drammatico giorno del 1980 non ha smesso di cercare il colpevole e di non accontentarsi di una sigla, quella neofascista dei Nar, che ne rivendico' l'esecuzione.

    Tre anni fa, a 83 anni, ha fatto un corso Internet e aperto un sito nel nome del figlio con un blog in cui va indietro negli anni, cerca particolari, incrocia date e dialoga con gli amici di Valerio. Quelli che lo ricorderanno domani alla palestra popolare Verbano al Tufello, il 20 con un concerto dei 99 posse e Assalti frontali e poi un corteo, il 22 con un fiore sotto casa a Via Monte Bianco dove una lapide viene profanata di continuo.

    Che donna, Rina Carla Verbano: un segugio a perdifiato nella notte degli anni di piombo, con il dolore lancinante a darle la carica ogni mattina, cosi' forte da superare le tante delusioni per una morte ancora senza giustizia.

    Sia folgorante la fine, uscito in questi giorni nella collana di Rizzoli 'Prima persona', e' la storia di Valerio Verbano e di sua madre che ancora oggi si rimprovera di non essersi riuscita a ribellare ai tre che suonarono quel giorno alla porta chiedendo di entrare perche' amici del figlio e invece erano i suoi assassini. Il libro non esce a caso: Carla Verbano ha ancora la forza di cercare e spera, lo dice chiaramente, che le cose che scrive conducano l'assassino da lei. Lei lo riconoscerebbe, e per questo non si da', pace. ''Quando e' comparso davanti ai miei occhi non aveva ancora il passamontagna calato. Potrei ancora identificarlo'', dice immaginandosi pure il momento: ''Lo farei accomodare, gli preparerei un caffe', purche' mi spiegasse perche'''.

    L'omicidio Verbano non ha colpevoli materiali ma solo una rivendicazione, i Nar. Il mistero ha sempre riguardato un dossier che il giovane autonomo aveva realizzato sull'eversione nera, centinaia di pagine di appunti, nomi, cognomi, collegamenti con la malavita cittadina e con gli apparati statali per le coperture, che fu sequestrato dalla Digos e inghiottito nel nulla. Sardo Verbano e' sempre stato convinto che quello fosse il motivo. Carla, che spesso nel libro si da' ironicamente della marziana, negli anni e' passata e ripassata davanti quella che negli anni di piombo e' stata una via crucis con le strade del quadrante Nord est di Roma, Trieste, Salario, Nomentano, Montesacro che tra neri, rossi, poliziotti, giudici e morti per sbaglio, ha cifre da guerra civile. Carla Verbano li ripassa tutti quei morti, va sotto casa di tutti, di Paolo Di Nella, ucciso con una sprangata, Stefano Cecchetti, 19 anni, cuoco ucciso per sbaglio, Francesco Cecchin, del giudice Vittorio Occorsio, del poliziotto Franco Evangelista detto Serpico davanti al Giulio Cesare e di tanti altri. Episodi, nomi in fondo ad una memoria che riemerge nei trentennali rimasta invece sempre viva tra i parenti delle vittime. E' commovente mamma Verbano quando racconta i pomeriggi passati con Gianpaolo Mattei, unico sopravvissuto dei suoi fratelli bruciati vivi a Primavalle nella strage piu' orrenda di quegli anni e te li immagini tristi e a cercare conforto in quel salotto dove gli avevano ucciso il figlio diciottenne che come dice lei non era autonomo, faceva l'autonomo. Lei quegli anni non li vuole demonizzare ne' esaltare, lei, ribadisce in ogni pagina, vuole trovare l'assassino di Valerio. Per questo una morte assurda che non le va giu' e' quella del giovane giudice Mario Amato che aveva l'inchiesta Verbano e fu ucciso pure lui, che aveva preso il posto di Occorsio. Valerio Fioravanti che fu indicato tra i coinvolti dell'omicidio ha accettato un anno fa, con Francesca Mambro, l'invito di Carla. ''Mi hanno mentito, hanno detto che e' stato qualcuno della Banda della Magliana'', dice sottolineando di non crederci. Questa donna simbolo si scusa, c'e' del livore: il marito e' sempre stato convinto che fosse Fioravanti il colpevole.
    fonte ansa
     
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    "Manuale italiano di sopravvivenza"
    di Fulvio Abbate






    ''Questo libro e' un manuale di sopravvivenza mediatica, quindi un libretto di volo, un kit di montaggio per realizzare la propria felicita' poetica, altro che giornalismo'': e' cosi' che Fulvio Abbate, ideatore, fondatore e anima di Telederruti (emittente libertaria che furoreggia in Rete), lancia la sua proposta a quanti combattono l'omologazione, quella di realizzare una televisione fai da te,da lui definita un'emittente monolocale. Per iniziare il rito di liberazione bastano un computer, una webcam e un account You Tube: tre soli passaggi - scanditi dal manuale - per guidare il lettore dalla progettazione all'inizio delle trasmissioni. ''Regalare a se stessi - scrive Abbate - una vera emittente, in tempi di orrore mediatico, poverta' di idee,ma anche di censura esplicita, dichiarata e ringhiosa, e non meno implicita nel suo cinismo, e' infatti davvero il massimo della soddisfazione umana e addirittura sessuale, forse perfino politica. E' un atto rivoluzionario. Miracoloso. Allo stesso modo di possedere un gattino azzurro''.

    ''In tempi di cosiddetto 'monopolio dell'informazione', cosi' come di riduzione-replay dei margini di fantasia, merito sia della mediocrita' piccolo-borghese e regressiva della cultura di destra sia di una (fantasmatica?) sinistra ridotta a musica leggera per i ceti medi, in tutto medi - scrive Abbate - in frangenti simili, custodire, nel fondo del computer, perfino portatile, una televisione personale diventa quasi un gesto di amor proprio''.

    Fare una tv personale e' dunque cosa facile e per di piu' non costa: ''Da qualche tempo, grazie ai prodigi della Rete, nel senso del web, cioe' di Internet, tutto questo paradiso liberatorio e' finalmente possibile, e i costi sono davvero ridotti (quasi) a zero. E vuoi mettere la soddisfazione di fare un po' come ti pare e piace? Pensandoci bene, almeno all'inizio, sara' sufficiente un computer dotato di webcam e un minimo, davvero un minimo, di fantasia. Se poi il gioco, la cosa, il progetto, la battaglia, e perfino la strategia da te intrapresa, dovesse sembrarti avvincente, desidererai perfino di fare concorrenza allo stesso magnate Silvio Berlusconi, il nano ghiacciato che, muovendo esattamente dal proprio impero mediatico, ha addirittura conquistato la statura di statista, e questo lo diciamo giusto per restare in argomento di assenza di fantasia''.

    Capitolo dopo capitolo, l'autore racconta come realizzare felicemente la propria televisione monolocale, come chiamarla, come arredare i suoi studi. E suggerisce soluzioni tematiche, contenuti, modelli ai quali ispirarsi e motivazioni. Abbate prende per mano il lettore sulla strada della sua nuova vita investita in un progetto fosforescente: ''Un canale che ha come scopo di rendere felice almeno un individuo sulla faccia della terra degli uomini, del globo mediatico, il suo stesso titolare, un solo spettatore, un unico sopravvissuto alla gelata dell'immaginazione: Tu!''.

    fonte Ansa
     
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322 replies since 26/11/2009, 08:25   2428 views
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