LA SCONFITTA DELLE SEMENTI ANTICHE

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    E’ una sconfitta importante, quella sancita il 12 Luglio da una sentenza della Corte di Giustizia dell’ Unione Europea, la quale ha confermato il divieto di commercializzare sementi di varietà tradizionali che non siano state iscritte nel catalogo ufficiale europeo. E’ la sconfitta delle associazioni volontarie impegnate nella salvaguardia della varietà delle piante antiche, l’unica alternativa che avevamo a sementi industriali ed OGM.

    Vandana Shiva stava già lottando contro la multinazionale Monsanto perchè questo non accadesse. Anche in Europa, purtroppo, dal 1998 era in vigore una direttiva comunitaria europea che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere vietandolo agli agricoltori, in questo modo ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato improvvisamente un reato.

    L’intero mercato mondiale delle sementi è oggi quasi totalmente gestito da sette aziende multinazionali che detengono i brevetti e che si occupano contemporaneamente (e paradossalmente) della produzione di sementi, veleni per l’agricoltura e OGM. Come si è arrivato a questo? Considerando che l’iter per registrare un nuovo semente richiede circa 12-15 anni di lavoro e costare fino a 1 milione di euro, è semplice capire che parliamo di capitali di cui può disporre solo una grande azienda e non un piccolo agricoltore.

    Per capire cosa sta accadendo vi consiglio di leggere l’articolo qui e di sottoscrivere la Dichiarazione per la libertà dei semi dell’Associazione Navdanya qui.

    IL SUD DEL MONDO: SENZA SEMENTI E SENZA TERRA

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    Vandana Shiva, intervenuta nei giorni scorsi al Festivalfilosofia a Modena dedicato al tema Natura, ha riportato ciò che è accaduto in India con i semi Ogm del cotone diventati monopolio della multinazionale Monsanto come esempio per far capire quale potrebbe essere il futuro, se non si interviene, se non si lotta, come fa lei da anni con la sua Research Fondation for Science, Technology and Ecology, per un domani ecosostenibile e di libertà.

    Negli stessi giorni in cui Vandana Shiva era in Italia si è diffusa un’altra notizia che non fa onore al mondo civilizzato: le Terre del Sud del Mondo sono sempre più accaparrate dalle multinazionali.

    La Oxfam ha presentato il rapporto/analisi “La nuova corsa all’oro – Lo scandalo dell’accaparramento delle terre nel Sud del Mondo” che stima le dimensioni mondiali del fenomeno land grabbing, l’accaparramento incontrollato delle terre effettuato in particolare da investitori internazionali con accordi su larga scala.
    «Sono 227 milioni gli ettari di terra venduti, affittati o concessi in uso in tutto il mondo dal 2001 – spiega l’Ong – Una superficie equivalente all’Europa nord-occidentale. L’espandersi del fenomeno, mette in pericolo le comunità più povere, che perdono case e mezzi di sostentamento, a volte a seguito di violenze, senza essere consultate, risarcite e senza avere mezzi per fare ricorso. Non tutti i 227 milioni di ettari sono classificabili come land grabbing, ma dietro le acquisizioni di terreni si cela spesso questo fenomeno. La scarsa trasparenza e la segretezza che circondano tali compravendite di terra rendono difficile calcolare i numeri esatti. Ciononostante, Oxfam e i suoi partner hanno analizzato circa 1.100 accordi relativi all’acquisizione di 67 milioni di ettari: il 50% delle compravendite sono avvenute in Africa e coprono un’area quasi pari alla superficie della Germania».
    “Lo scandalo – dice Francesco Petrelli di Oxam Italia – è che l’80% delle terre accaparrate rimane inutilizzato. Questa nuova corsa all’oro si intensificherà nel futuro, a causa della crescente domanda di cibo, dei cambiamenti climatici, della scarsità d’acqua e dell’incremento della produzione di biocarburanti che sottrae migliaia di ettari alla produzione di cibo”.

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