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aaurelio.
Ai confini
Quanta povertà ho
conosciuto e condiviso
anch'io da fanciullo,
di cui però eravamo
incolpevoli e quanta
ne ho disprezzata
un po' come tutti, sazio
d'ogni stravizio.
Quante
lacrime innocenti
vergognandomi ho
pianto, vittima
del pregiudizio e
della discriminazione
che non si commuove
neppure davanti
ai terremoti, le guerre,
o a dei bimbi che han
fame o che disabili
han bisogno d'aiuto.
Quanto imbarazzo
ho provato
per quella pietà che
era negli occhi
d'ogni benefattore
che generosamente
riempiva la mano
vuota del mio genitore
con i pacchi
di pasta, di zucchero
e il pane o
il vestiario dismesso.
Quanta assuefazione
io leggo oggi, in
ogni pensiero
che non più si ribella
e accetta frasi
crudeli di razzismo
gratuito, contro
la marea che fugge
imponente
dell'immigrazione
che tutti li vorrebbe
ai confini, emarginati
fuori dai condomini
e aldilà delle proprie
frontiere .
di Aurelio Albanese.