CHANEL N°5 AMATO DA MARILYN MONROE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    54,889
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Offline
    LA STORIA
    Chanel n. 5, un segreto americano
    nascosto dietro al re dei profumi
    In un libro le ultime rivelazioni sulle "gocce" amate da Marilyn. Copiato da una fragranza russa e per alcuni anni prodotto negli Usa. Durante la seconda guerra mondiale, l'essenza fu confezionata nel New Jersey
    dal nostro inviato ANGELO AQUARO



    NEW YORK - Che cosa c'è di più sexy e sofisticato di uno Chanel n.5? E che cosa c'è di meno sensuale e sofisticato di Hoboken? Il paesone del New Jersey che si affaccia di fronte a New York è da un secolo lo sfottò delle elites di Manhattan. E certo non aiuta aver battezzato, oltre a quel teppistello di Frank Sinatra, quel film che non assoceresti neanche sotto tortura a un profumo: "Fronte del porto". Eppure uno dei segreti meglio custoditi dell'eau de perfume più famosa del mondo è nascosto proprio qui: in riva all'Hudson e non alla Senna. Perché a Hoboken, in quel New Jersey mica per niente oggi famoso per il reality supercafone "Jersey Shore", che per anni fu prodotto e confezionato il profumo che i signori del bel mondo pensavano arrivare da Paris, France.

    La storia a volte si prende beffa delle migliori intenzioni. E la migliore intenzione di Coco Chanel era creare il profumo più sofisticato di tutti i tempi. Peccato che la storia si sia presa beffa anche di lei scippandola di quella sua creazione per definizione eterea. Perché Chanel non è di Chanel. La stilista vendette nel 1924 il suo profumo agli industriali francesi Paul e Pierre Wertheiner. E per tutta la vita cercò disperatamente di rientrarne in possesso. Senza fortuna.

    Che storia intensa e meravigliosa può essere quella di un profumo. "Che cosa indosso a letto? Chanel n.5, naturalmente", provocava Marilyn Monroe. Racconta ora Tilar J. Mazzeo nel suo "The
    Secret of Chanel n. 5" che Coco aveva concepito quel gioiello "come una moderna opera d'arte e di astrazione". Che cosa voleva dire? All'epoca, all'inizio degli Anni 20, le fragranze dei profumi si rifacevano soprattutto a due tipi di fiori: rosa e gelsomino. La rosa era per le signore rispettabili. Il gelsomino per le donne di spettacolo e società. "Io voglio donare alla donna un profumo artificiale" scrive Coco in quegli anni di euforia modernista e civiltà delle macchine. "Artificiale come un vestito: qualcosa creata appositamente. Non voglio un profumo di rosa o di lillà: voglio un profumo che sia una composizione".

    Coco, di mestiere, era nata sarta, e grazie al suo genio aveva trasformato un negozietto parigino in un piccolo impero. Ma per dedicarsi ai profumi ci voleva un esperto. E qui entra in campo un signore con un nome che è un programma, Ernest Beaux, Ernesto Bellezze. Un genio che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si può realizzare un profumo a Mosca e chiamarlo Catherina La Grande alla vigilia della Rivoluzione Bolscevica?
    Fortunatamente l'Eau de Catherine, con una serie di accorgimenti guidati dalla stessa Coco, diventò Chanel. Un po' rosa e un po' gelsomino, per una donna rispettabile ma per niente disdegnosa della società. E, soprattutto, tanti aldeidi: cioè quelle molecole che diedero al profumo il carattere artificiale che la signora inseguiva. Non restava che battezzare il capolavoro. Dice la leggenda che il bravo Beaux presentò alla stilista ben dieci declinazioni e che Coco alla quinta si disse soddisfatta. Ma Tilar Mazzeo sostiene che "5" era per la signora un numero magico: un "talismano speciale" per riconnettersi con la buonanima del suo fidanzato Arthur Boy Capel tragicamente morto in un incidente.

    Amore e morte: proprio come nei romanzi. E guerra. Perché non solo i francesi furono costretti a trasferire la produzione in America durante l'occupazione di Parigi, mentre Coco dimenticava il suo Boy tra le braccia di un gerarca tedesco. Ma furono proprio i soldati americani a importare negli Usa quel profumo allora di moda solo sulla Senna. Che ne sapevano, i poveretti, che l'eau de Paris veniva inscatolata nel loro New Jersey.

    www.repubblica.it/
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    54,889
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Offline
    image
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    54,889
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Offline
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    54,889
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Offline
    La villa di Marilyn Monroe a Los Angeles a rischio demolizione
    Ifan di Marilyn Monroe sono in rivolta a Los Angeles.

    La villetta nella quale l'attrice trascorse gli ultimi anni della sua vita e venne trovata morta il 5 agosto 1962, sarà presto demolita.

    Questa settimana il comune ha accordato al proprietario il permesso di abbattere la residenza: uno chalet in stile spagnolo, 270 metri quadrati su un unico piano, con giardino e piscina sul retro.
    Costruita nel 1929, sorge in fondo a una placida stradina senza uscita di Brentwood, un quartiere di lusso in cui il valore del terreno edificabile è oggi alle stelle. Proprio per questo, il proprietario vuole abbattere la casa, piuttosto modesta per i parametri attuali e per la zona in cui si trova, e rendere il lotto più fruttuoso.
    "È un attentato alla storia e alla cultura di questa città", dice all'ANSA Adrian Scott Fine, del LA Conservancy, un'associazione che si batte per preservare le perle architettoniche e i luoghi storici di Los Angeles, spesso risalenti ai primi decenni del '900 o all'epoca d'oro di Hollywood e svenduti a un mercato immobiliare che non conosce crisi. "Stiamo raccogliendo firme e spingendo i cittadini a telefonare all'assessore all'urbanistica. La nostra unica speranza è che revochi il permesso di demolizione e dichiari la villetta luogo di interesse storico-culturale".
    La "bomba bionda" protagonista di classici della commedia come 'A qualcuno piace caldo' o 'Gli uomini preferiscono le bionde', cambiò residenza molto spesso in città. Ma l'unica casa che comprò per se stessa è lo chalet bianco al 12305 di Fifth Helena drive, a Brentwood. Lo acquistò nel 1961, alla fine del matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller, per 75.000 dollari.
    La casa - rimasta più o meno invariata - è stata venduta l'ultima volta un mese fa, per 8,4 milioni di dollari. Davanti alla porta di ingresso ci sono ancora le mattonelle su cui Marilyn aveva fatto scrivere in latino "Cursum Perficio" (Il mio viaggio finisce qui). Un triste presagio: a pochi passi di distanza, nella camera da letto, la diva delle dive venne trovata uccisa da un'overdose di barbiturici. Aveva 36 anni.

    ANSA
     
    Top
    .
3 replies since 22/11/2010, 07:55   276 views
  Share  
.