MATTEO RENZI

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    Resteranno aperti i negozi del centro di storico di Firenze in occasione della Festa dei lavoratori. Una scelta, questa del sindaco Matteo Renzi, giudicata dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, “sbagliata”. “E’ una questione – ha detto – su cui Renzi provoca e cerca visibilità”.
    Immediata la replica del primo cittadino: “Se il primo maggio non deve lavorare nessuno perché la Cgil, la Cisl e la Uil fanno lavorare i facchini per montare i palchi del grande concerto che c’è a Roma? Meno ideologia e più buon senso”. E intanto Raffaele Bonanni (Cisl) chiede che la decisione di lasciare aperti i negozi il primo maggio sia gestita “luogo per luogo, da parte dei sindaci, con i sindacati e le imprese”.



     
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    ospite da fazio
    Renzi: «Governo, Bersani ci provi
    I grillini non siano i nostri Scilipoti»
    Il sindaco: «Abolisca il finanziamento pubblico ai partiti
    E in caso di elezioni, si rifacciano le primarie. "Aperte"».
    renzi--180x140
    «Se non ci sarà un governo Bersani, credo sia naturale, gioco forza, che si torni a votare». Matteo Renzi interviene sullo stallo post-elettorale. E lo fa intervistato da Fabio Fazio nella registrazione di «Che tempo che fa». «Io prediligo una qualsiasi soluzione che dia chiarezza: che siano le elezioni o che sia un governo che fa un piano sul lavoro e poi la legge elettorale». Secondo il sindaco di Firenze, le possibilità che il segretario riesca a formare un governo non sono poi tante: «Tutto il Pd ha detto: vai avanti Bersani con gli otto punti. Io non sono molto ottimista ma spero che ce la faccia».

    «GRILLO NON E' COME GLI ALTRI» - Renziavverte anche che, per quanto riguarda il rapporto con Cinque Stelle: «Sarebbe un errore considerare Grillo come tutti gli altri partiti e sarebbe un errore tentare di acquisire il consenso con uno scambio di poltrone alla vecchia maniera, l'inciucione. Agli italiani non dobbiamo dire "diamo una commissione a Grillo", ma dobbiamo dire "cerchiamo di cambiare rotta noi"». E comunque se «Bersani, oltre agli 8 punti, aggiunge anche l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non fa un atto di demagogia, ma di serietà e si rimetterebbe in sintonia con il Paese».

    NON SI FACCIA "SCILIPOTISMO" - Ad ogni modo Renzi mette in guardia il centrosinistra dalla tentazione di fare «scilipotismo »con i grillini, perchè «l'abbiamo contestato quando lo facevano gli altri». «Ha vinto Bersani, ha avuto il diritto di provarci, il mio atteggiamento è stato di assoluta lealtà in un paese affetto da scilipotismo, che è il cambiare casacca. Non vorrei che lo scilipotismo diventasse la caccia al grillino: adotta un grillino che passa - ha aggiunto il sindaco di Firenze - perchè lo abbiamo contestato quando lo facevano altri».

    ANCORA PRIMARIE - Con Berlusconi invece, Renzi non vede alcun accordo possibile: «Io non credo ci sia la possibilità di un governo Pd-Pdl, almeno politico». E se si dovesse andare a votare, bisognerà rifare il replay delle primarie, secondo il sindaco: «Assolutamente sì. Io penso che il tema delle primarie sia fondamentale. Cosa c'è di bello nel Movimento 5 Stelle è che stanno facendo passare il messaggio che il cittadino è importante: il Pd questa cosa l'ha fatta e poi si è fermato».

    «ALLERGICO ALLE RIUNIONI COL PD» - Pd che il sindaco attacca abbastanza frontalmente: «Io sono abbastanza allergico alle forme partitiche tradizionali. Bisognerebbe uscire da alcune logiche, e, per esempio «ascoltare i parlamentari neo eletti e non invece riunire lo stesso organismo di quattro anni fa». Renzi è per « un partito bello, una comunità di persone che insieme decidono le cose da fare, non un partito che fa riunioni che sembrano terapie di gruppo, sedute di amministratori anonimi che si guardano in faccia e si raccontano».

    NESSUN RIMPIANTO - Uno dei tormentoni post-elettorali è stato sicuramente «se ci fosse stato Renzi» : «È insopportabile viver di rimpianti -commenta il Sindaco - è difficile dire che cosa sarebbe successo. A Firenze si dice: se mia nonna avesse le ruote sarebbe un carretto». Poi critica la campagna elettorale del suo partito: «Come Pd, certo, avremmo potuto dire cose con più forza che avrebbero sgonfiato sia Pdl che Movimento 5 stelle.»E torna a criticare il regolamento delle ultime primarie. «La prossima volta le facciamo aperte»

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    il partito democratico
    Renzi: «Non andrò alla Direzione del Pd»
    Il sindaco di Firenze: «È stata convocata all'ultimo momento. Ma la mia lealtà è fuori discussione. Spero Bersani ce la faccia»
    renzi--140x180
    «Non andrò alla Direzione stasera, per un motivo molto semplice. È stata convocata all'ultimo momento e io avevo dei precedenti impegni da sindaco». Matteo Renzi, sindaco di Firenze, intervistato dall'emittente radiofonica Radio Toscana lunedì mattina, spiega che non sarà a Roma per l'incontro della Direzione nazionale del Pd.

    LA MIA LEALTÀ È FUORI DISCUSSIONE - Il sindaco di Firenze,poi, ha di nuovo commentato il pre-incarico affidato a Pier Luigi Bersani e le consultazioni: «Bersani sta provando a formare un governo e io spero che, per il bene dell'Italia, ce la faccia». Già domenica, nel corso di una telefonata al segretario, lo aveva rassicurato. Anche ora ribadisce: «La mia serietà e la mia lealtà sono fuori discussione».

    IL LAVORO E LE AZIENDE - Nel corso del suo intervento, Renzi ha parlato anche di lavoro e del possibile reddito di cittadinanza: «Vedo qualcuno che dice che bisognerebbe dare un sussidio a tutti quelli che non lavorano - ha spiegato - Sì, ma prima ancora bisogna dare un lavoro a chi il lavoro non ce l'ha. Questa è la vera sfida di una società giusta, altrimenti le cose non funzionano». E proprio in relazione al lavoro e alle piccole imprese, il sindaco di Firenze riconosce che il governo Monti «ha rimesso in carreggiata» l'Italia «dal punto di vista della macroeconomia», ma sottolinea: «Il problema vero è che c'è l'economia reale di cui bisogna occuparsi di più, cioè le aziende, le famiglie che non hanno soldi».

    LE RIFORME - A proposito, invece, delle riforme necessarie per il Paese, Renzi ha aggiunto: «Bisognerebbe dimezzare i parlamentari, far diventare il Senato una Camera delle autonomie, e togliere il finanziamento pubblico ai partiti». Il conduttore gli ha, a questo punto, fatto notare che queste proposte sono state avanzate «anche Grillo», ma il sindaco di Firenze ha risposto con una battuta parlando della «Festa del Grillo», una fra le più famose manifestazioni folcloristiche del capoluogo toscano.

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    RENZI: "MI PIACEREBBE SFIDARE BERLUSCONI.
    MARINI E FINOCCHIARO AL COLLE? BOCCIATI"


    <b>ROMA -Volano 'schiaffi' tra il segretario del Pd e Matteo Renzi. «Ho solo detto che bisogna fare presto, mi dispiace che Bersani cerchi l'insulto. Mi dispiace che i destini personali siano talmente più importanti...». IL 'rottamatorè aspetta ventiquattro ore, poi lancia le sue bordate. Il sindaco di Firenze non manda giù l'attacco del segretario, non tollera che abbia definito «indecenti» le sue posizioni e al Tg5 consegna la sua risposta durissima. Non si morde più la lingua, il sindaco, che boccia senza mezzi termini le possibilità di Marini e Finocchiaro per il Quirinale. E guarda oltre: «Mi piacerebbe sfidare Berlusconi» nelle urne e «mandarlo in pensione», dichiara. Si apre dunque con una guerra interna al Partito democratico sempre più accesa, una settimana decisiva per le sorti della legislatura. Bersani, che potrebbe tornare a incontrare Silvio Berlusconi nei primi giorni della settimana, guiderà i giochi del Pd nella partita per la presidenza della Repubblica. Con la consapevolezza che ad essa è legata la partita parallela per il governo del Paese. La sua linea resta ferma: nessun governissimo, ma un governo di 'cambiamentò, di minoranza. Ma il percorso di Bersani è minato da un Renzi che in tv lo accusa di mettere «i destini personali» davanti a quelli del Paese. A questa accusa pesantissima, Bersani non risponde pubblicamente. Non replicherà ufficialmente, raccontano i suoi, fino a quando non si chiuderà la delicata partita politica che si sta giocando per le sorti del Paese. Ma chi è vicino al segretario si fa sfuggire giudizi sferzanti che riassumono il pensiero del segretario: «Renzi ha fatto tutta la sua carriera politica insultando e rottamando i compagni di partito». Il sindaco di Firenze, da parte sua, non manda giù l'accusa mossagli da Bersani di alimentare il «qualunquismo» in maniera «indecente» con la sua richiesta di «fare presto». «Mi spiace che Bersani cerchi l'insulto e l'accusa, per di più tra persone dello stesso partito», sbotta in un'intervista al Tg5. «Io ho soltanto detto insieme a tanti altri, come il presidente di Confindustria e persino il segretario della Cgil, che non si deve perder tempo. Bisogna mettere un punto alle discussioni romane e iniziare a parlare dei problemi della gente».

    VELENO SU BERSANI Di veleno tra i due ex sfidanti alle primarie ne scorre parecchio. Renzi torna anche sulla telefonata da Roma (smentita da Bersani) che lo avrebbe escluso da grande elettore: «Chi se ne frega - dice - di telefonate ne hanno fatte altre, quello che mi scolpisce è l'atteggiamento da intrallazzini» che dicono «una cosa in pubblico e un'altra in privato». A D'Alema, che ha incontrato la scorsa settimana, il sindaco riconosce almeno di «dire le cose in faccia». Ad agitare le acque dentro il Pd, è anche un altro passaggio al vetriolo dell'intervista di Renzi. Per il Quirinale, sostiene, serve un nome «che coinvolga la maggioranza più alta possibile». E allora Franco Marini non va bene perchè «è stato bocciato dagli elettori in Abruzzo» e Anna Finocchiaro perchè la sua immagine della spesa all'Ikea con la scorta la rende poco adatta a far passare un messaggio «anticasta». «Chi lamenta di essere stato insultato e poi non fa altro che insultare Marini e la Finocchiaro, si qualifica da solo», sarebbe ancora il pensiero di Bersani sintetizzato dai suoi fedelissimi. «Sarebbe meglio finirla qui. Renzi non è chiamato a dare giudizi sui compagni di partito per escluderli dalla corsa al Quirinale». Dalla parte di Bersani resta intanto schierato Nichi Vendola, che dice di «non auspicare alcuna scissione nel Pd, nè deflagrazione interna». Ma scissioni Renzi dice di non volerne provocare: mira piuttosto a conquistarsi la leadership e andare a sfidare Berlusconi nelle urne, per «mandarlo in pensione», non «in galera».

    BOCCIATO IL METODO VENDOLA Adottare il metodo Boldrini-Grasso per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Parole di Nichi Vendola che riaccendono i contrasti con il centro destra, a quattro giorni dalla prima votazione per l'elezione del presidente della Repubblica. La calma apparente di questa giornata viene infranta dalla presa di posizione del leader di Sel, secondo il quale il metodo che ha portato Laura Boldrini e Pietro Grasso a conquistare la presidenza della Camera e del Senato «è una risorsa anche per il presidente della Repubblica». In sostanza, ora che c'è stato un precedente andato a buon fine, Vendola lascia intendere che non necessariamente Pd e Sel dovranno concordare un nome o una rosa di nomi con Pdl, Lega e gli altri gruppi politici. «Vendola punta a teleguidare il Pd in una scelta per la radicalizzazione», attacca l'ex capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto. «Se la logica, sul Quirinale e su tutto, è quella illustrata oggi da Nichi Vendola, allora se ne deduce che lui e Bersani vogliono il muro contro muro», osserva invece il responsabile dei dipartimenti del Pdl, Daniele Capezzone. Monta l'irritazione della Lega Nord. «Intollerabile è voler imporre il 'metodo Boldrinì, ovvero l'occupazione della sinistra di tutte le istituzioni -commenta il vice capogruppo alla camera, Gianluca Pini- con l'aggravante di non aver nemmeno vinto le elezioni. Se questo è il dato politico c'è anche l'aspetto isterico di questo tipo di proposta che dimostra solo come il Paese sia in ostaggio di gente fiacca, grigia e frustrata, comunque superata dagli eventi».

    Ma Vendola va oltre e, pur utilizzando molta cautela sul nome di Prodi, dice che al Professore non mancano il curriculum e lo spessore politico per sedere sulla poltrona di Napolitano. Fumo agli occhi del Pdl, che con Berlusconi, ieri al comizio di Bari, aveva 'seppellitò l'ipotesi di votare l'ex capo dell'Ulivo, spingendosi a dire che, se venisse nominato Prodi, ci sarebbero molte ragioni per espatriare. Bersani che nei giorni scorsi, sotto la spinta di Napolitano, ha consultato i leader delle varie forze politiche per l'individuazione di un metodo, ha sempre sostenuto che il prossimo presidente dovrà avere un largo sostegno in Parlamento, mentre Cinque Stelle si appresta a formalizzare il nome del proprio candidato che emergerà dalle Quirinarie. Il borsino dei nomi ha un fixing che sale e scende quotidianamente e che risente anche delle indicazioni provenienti dalle diverse aree politiche all'interno dei partiti. Oggi, ad esempio, Dario Nardella, deputato renziano del Pd, ha 'depotenziatò le indicazioni di Anna Finocchiaro e Franco Marini (che tuttavia non dispiacerebbe a una parte del Pdl), suggerendo i nomi di Amato, Prodi e D'Alema. La ricerca di un nome di un politico super partes, che accontenti destra e sinistra, allo stato dell'arte appare un complicatissimo rebus. Ecco perchè, nelle ultime ore, è ripresa a circolare con insistenza l'ipotesi che possa essere una personalità fuori dalla mischia politica a mettere d'accordo tutti: il nome di un costituzionalista, che garantirebbe il rispetto e la tutela della Costituzione e al tempo stesso governare con saggezza e equilibrio l'individuzione di un candidato-premier e la conseguente formazione del governo.
     
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    Venerdì 19 aprile - Firenze: di ritorno da Roma Renzi scende dal treno con il suo trolley e si dirige a Palazzo Vecchio. A tarda sera posta le sue impressioni in Rete: «Per tutto il giorno sono stato accusato su Facebook di sostenere una candidatura, quella di Romano Prodi. Ora l'accusa è opposta: aver complottato contro la candidatura Prodi. Se non ci fosse di mezzo l'Italia sarebbe da ridere»
     
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    Tutti pazzi per Renzi Se non disturba Letta


    Anche Franceschini lo appoggia per la segreteria Ma il sindaco non deve puntare a Palazzo Chigi


    Ed ora tutti sul carro di Matteo Renzi. Sembra increbile ma è bastata una mezza parola, un «pensierino» alla segreteria del Pd e il sindaco è immediatamente diventato quello che non è mai stato: il candidato più amato dai Democratici.

    Certo quello nei confronti del sindaco resta un amore «condizionato». Lo spiega bene Dario Franceschini, ultimo arrivato tra i suoi sostenitori, che da Genova annuncia: «Dopo anni di scontri nel centrosinistra c’è bisogno adesso di unità e se Renzi, come ha detto, lavorerà da segretario per innovare il Pd, tenendolo unito e non dividendolo sono pronto a votarlo».

    Insomma per il ministro e per la sua componente (Areadem) Matteo può essere un ottimo leader di partito. Ma guai se pensa di utilizzare questa poltrona come trampolino per arrivare a Palazzo Chigi. «La disponibilità di Matteo Renzi a guidare il Pd aggiunge chiarezza al percorso congressuale

    sottolinea Marina Sereni, vicepresidente della Camera, dell’assemblea del Pd e esponente di spicco della corrente "franceschiniana" -. Calendario e regole saranno definite tra qualche giorno e così eleggeremo un segretario pronto a guidare il partito nei mesi che verranno e a portarlo alle prossime scadenze elettorali che possiamo e dobbiamo vincere. Non è ora il momento di indicare o di discutere di candidati premier perché un premier c’è, perché quando sarà il momento faremo le primarie per sceglierlo, e perché soltanto una politica folle e miope potrebbe mettere ora in discussione questo esecutivo».

    Lo stesso Franceschini si affida ad una metafora calcistica e rispolvera la «staffetta» Mazzola-Rivera. I due fuoriclasse che l’allenatore della Nazionale Ferruccio Valacareggi non schierava mai insieme. Un’alternanza che, negli anni ’70, divise l’Italia. Per il ministro, il Pd dovrebbe far giocare sia Enrico che Matteo.

    «Quando abbiamo una pluralità di leadership e personalità, noi la viviamo come un limite o frutto di lacerazioni - spiega -. Ma dove sta scritto? Se ci sono talenti in un squadra, vanno usati tutti. A Letta credo sia impossibile non riconoscere l’autorevolezza e la competenza con cui sta facendo il presidente del Consiglio. Soffro ancora per Mazzola e Rivera, un tempo giocava uno e uno l’altro. E io pensavo: per quale motivo non possono giocare tutti e due? Soffro allora figurarsi se non soffro anche adesso».

    Tradotto: oggi Matteo può entrare in campo come seconda punta. Ma per diventare titolare sarà costretto ad aspettare che Enrico torni in panchina. L’importante è che non trascorra i prossimi mesi a «disturbare» il premier. Che dalla Slovenia si limita a commentare: «Non entrerò nel dibattito congressuale. Il mio impegno oggi è governare, sono concentrato al 100% su questo compito».

    Pure lui, quindi, scava un fossato tra Palazzo Chigi e via del Nazareno. Quando sarà il momento si vedrà se il sindaco di Firenze sarà in grado di superarlo. Nel frattempo il «dibattito congressuale» si ravviva. E le posizioni oscillano tra chi si schiera al fianco di Renzi chiedendogli di fare solo il segretario e chi, invece, lo attacca convinto che il conflitto con Letta sarà inevitabile.

    Giuseppe Fioroni, mai tenero con il rottamatore, è pronto a a sostenerlo e sottolinea: «In un congresso in cui c’è un candidato che rappresenta l’80% e 5, 6 o 7 candidati che faticano tutti insieme a dividersi il 20% , io prendo atto che c’è un solo candidato. Il fatto che Renzi abbia deciso definitivamente di candidarsi ad una cosa e correre per quella è un dato significativo e importante». E subito aggiunge: «Se oggi dovessi scegliere per la premiership, io sceglierei Letta».

    «È un compito faticoso, duro, che impone un impegno pieno - spiega intervistato da Repubblica il capogruppo alla Camera Roberto Speranza -. Chi si candida alla guida del partito deve avere in testa solo questo». Gianni Cuperlo, uno degli sfidanti del sindaco, assicura che non farà passi indietro. E Matteo Orfini, suo sostenitore, sottolinea: «Renzi vuole "rivoluzionare" il Pd insieme a Franceschini, Fioroni, Veltroni, Bettini, Fassino. Sarà un congresso divertente...».

    «Io penso che Renzi mi deve ancora convincere che non voglia fare il segretario del partito solo per fare il candidato premier» commenta Anna Finocchiaro. Mentre Pier Luigi Bersani fa filtrare il suo pensiero tutt’altro che entusiasta per la «sponsorizzazione» di Franceschini: «Prima di votare, di sostenere un candidato alla segreteria del partito, bisognerebbe sapere che partito ha in testa...»

    E se Pippo Civati si prepara a contrastare le «larghe intese» interne al Pd, il governatore ligure Claudio Burlando avverte: non mettiamo Renzi e Letta uno contro l’altro. Ormai è troppo tardi.

    Nicola Imberti





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    ALLA LEOPOLDA
    Renzi : «Mai più larghe intese e via
    subito alla riforma della giustizia»


    Delrio: «Non sarà il partito di un uomo solo al comando». Il sindaco: «Il governo non cadrà con la decadenza di Berlusconi»

    La decadenza di Berlusconi comporterà la caduta governo? «Non credo». Matteo Renzi ha risposto così ai cronisti lasciando la Leopolda. Ma non c’è solo la tenuta del governo a tenere banco durante l’ultimo giorno di convention organizzata da Renzi per candidarsi alle primarie del Pd. Si guarda anche al futuro. Serve una legge elettorale per cui, tra l’altro, «quello che governa è per cinque anni responsabile: mai più larghe intese e questo non significa essere contro il governo» ma la questione è che questo sistema va modificato «e noi dobbiamo essere custodi dell’alternanza«. Lo ha detto Matteo Renzi nel suo intervento alla Leopolda e dopo ha aggiunto «dobbiamo fare la riforma della giustizia».

    GIUSTIZIA - Tocca anche il tema dell giustizia. «È l’ora di farla finita con la giustizia ad personam» ha aggiunto sottolineando che in una prossima convention saranno presentate proposte per la riforma della giustizia. «Dobbiamo finirla con chi in questi anni ha proposto una giustizia ad personam ma allo stesso tempo dobbiamo dire cosa pensiamo noi al riguardo».

    «Vi racconto la storia di Silvio...» Sconcerto in sala ma è Scaglia

    VIDEO
    FUTURO - «Parliamo di futuro per questo qui non abbiamo parlato di Berlusconi» ha proseguito Renzi. «Vorrei anche dire che noi dobbiamo definirci, non possiamo permettere agli altri di definirci oggi un autorevole esponente del centrodestra che dice io e Alfano non abbiamo litigato, il nostro nemico è Renzi. Ecco è l’errore che ha fatto la sinistra, di definirsi sulla base del nemico. Noi siamo definiti dai nostri amici, da chi siamo noi, da ciò che vogliamo portare avanti».

    ENTUSIASMI - Matteo Renzi ha anche messo in guardia i suoi dai facili entusiasmi sulla sua vittoria alle primarie. «Vincere è un’espressione da non usare in generale», ha scherzato e ha strigliato i suoi, «occhio alla sindrome New Zealand che stava avanti 8-1 e ha perso 9-8. Occhio a chi pensa di avere già vinto, se si vuol vincere si tira fuori l’entusiasmo personale».

    VIDEO

    LEGGE ELETTORALE - Renzi ha poi parlato di legge
     
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    Caso Cancellieri, Renzi :«Non l’avrei difesa»
    Il sindaco : «La ministra con i Ligresti, telefonate che indignano. La politica smetta di aiutare gli amici degli amici
    »«Credo sia inaccettabile che sia andata a finire così, se fossi stato segretario del Pd non l’avrei difesa e credo che avrebbe fatto un servizio al Paese se si fosse dimessa». Prende posizione sul caso Cancellieri Matteo Renzi, candidato alle primarie del Pd, ospite a Servizio Pubblico su La7. «Lei non le ha date e Letta non le ha chieste. Per me è stato un errore non darle. Se lei avesse segnalato la cosa per le vie istituzionali - ha aggiunto - non ci sarebbe stato problema. Ma non mi scandalizzo tanto di quella telefonata, ma di quella prima che ha fato alla compagna dell’arrestato».

    LA TELEFONATA CHE INDIGNA IL SINDACO - Ovvero, per Renzi «non indigna la telefonata in cui» il ministro Cancellieri «si preoccupa di Giulia Ligresti, perché se riceve una segnalazione di un problema reale, il problema non si pone. Mi scandalizza che il ministro della giustizia dica alla compagna dell’arrestato, che l’arresto non è giusto, non va bene». Per il sindaco di Firenze, la politica deve smetterla di flirtare con i potenti dell’economia: «il Pd deve fare una solenne promessa che di fronte alle regole del mondo dell’economia la politica non è più succube, non è più succube agli interessi delle famiglie e degli amici degli amici ma prova a fare un percorso in cui legge è uguale per tutti».

    LE PROSSIME ELEZIONI - Il candidato alle primarie del Pd parla poi degli scenari futuri della politica italiana: «Andare a elezioni anticipate non sarebbe una catastrofe ma non credo che avverrà, non credo sia il caso». E sull’alleanza con i berlusconiani: «Se hai gli attributi nel 2014 incalzi la maggioranza parlamentare per vedere se le cose si fanno, o no? - domanda -. Il Pd con il Pdl che si sta spaccando, deve riscoprire la gente. Se farò il segretario andrò nella terra dei fuochi e dall’associazionismo a dire che lo Stato si riprende i territori e che il Pd non sta chiuso nei circoli».


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    PIU’ DI DUE MILIONI E MEZZO I VOTANTI. Epifani: «Grande risposta democratica»
    Primarie Pd, è Renzi il nuovo segretario
    «Tocca a noi, stavolta si cambia davvero»
    Il sindaco di Firenze, a spoglio in fase avanzata, è attorno al 70%. Lontanissimi Cuperlo (18,2%) e Civati (13,4%)
    Matteo Renzi al seggio: è lui il nuovo segretario del Pd

    Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico . I risultati ufficiali, a spoglio quasi ultimato, lo accreditano del 67,8% dei consensi. Lontanissimi i suoi avversari: Gianni Cuperlo si ferma al 18%; Giuseppe Civati al 14,3%. Sarà dunque lui, già da lunedì, ad avere le chiavi del Nazareno. «Tocca a noi - ha detto nel suo discorso di ringraziamento, il primo da leader del Pd -. Tocca ad una nuova generazione . E questa volta il cambiamento sarà vero». Anche il premier Enrico Letta ha subito commentato con favore il risultato della consultazione: «Lavoreremo insieme con uno spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al Paese e al centrosinistra».
     
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    Segreteria Pd, ecco la squadra di Renzi
    Stefano Bonaccini, già coordinatore del comitato per le primarie di Renzi. Avrà la responsabilità degli Enti locali (Ansa)



    Luca Lotti, deputato, già nella segreteria uscente. Si occuperà di organizzazione (Ansa)


    Debora Serracchiani, presidente della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia. Per lei le deleghe sulle infrastrutture

    Federicha mogherini, deputata. Si occuperà di Ue e istituzioni internazionali


    Marianna Madia, deputata. Per lei la delega sul lavoro


    Elena Boschi, deputata. Sarà la responsabile delle riforme


    [Esplora il significato del termine: Pina Picierno, deputata, si occuperà di legalità e Sud] Pina Picierno, deputata, si occuperà di legalità e Sud


    [Esplora il significato del termine: Alessia Morani, deputata. Si occuperà di giustizia] Alessia Morani, deputata. Si occuperà di giustizia


    [Esplora il significato del termine: hiara Braga, deputata. Si occuperà di ambiente] hiara Braga, deputata. Si occuperà di ambiente


    Davide Faraone, deputato, si occuperà di Scuola e Welfare


    Lorenzo Guerini, già sindaco di Lodi e presidente della Provincia di Lodi. Sarà il portavoce della segreteria di Renzi


    Filippo Taddei, economista, sarà il responsabile economia del partito


    Francesco Nicodemo, 35 anni, nuovo responsabile Comunicazione] Francesco Nicodemo, 35 anni, nuovo responsabile Comunicazione


    Il segretario reggente Guglielmo Epifani e Matteo Renzi alla presentazione della squadra (Jpeg)







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    Il Pd e lo sfondamento di quota 40, come nemmeno Berlinguer (e Prodi)
    Se i risultati sono confermati, il Pd raggiunge un risultato inedito. Né il segretario
    del Pci né l’Ex Iri ci erano riusciti: solo la Dc superò, da sola, quella soglia
     
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