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Balla con me
Balla con me
amore mio,
guardandomi negli occhi
e cancellando il resto
o ciò che di me
è distrutto e vinto,
come se noi volando
sulle leggere note,
dimenticassimo giù,
dal cielo, la povertà,
l’egoismo e viltà
dell’intero mondo.
E sorridi
mentre balli con me
angelo mio,
tenendomi stretto
al petto tuo,
come stringessi
del più bravo ballerino,
la sua sicura mano
e per aiutarmi
a non sentire più
l’imbarazzante vergogna
di chi è costretto.
E insieme a me,
come in un dolce sogno
chiudi gli occhi,
per riaprirli danzando
in un mondo diverso,
dove l’amore profuma
e il cielo è terso
dei colori più belli.
Lasciati amare,
da una canzone o uno sguardo,
come si lascia amare
il mare dal sole
quando a sera lo raccoglie
in un tripudio di colore
o come le foglie
che si lasciano dal vento
amare, con dolci carezze
dal suo respiro…
di Aurelio Albanese. -
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Olocausto
“Nella memoria solidale”
È, in un sorriso forzato
ch’io stringo i denti
e mordo il labbro
e dietro un mascherato volto
su d’un palco
solo per oggi illuminato
da voi, a voi racconto…
più fortunati figli,
di tutti quegli orrori
perpetrati da un mondo
sordo e incapace
d’imparare dagli errori.
E di quelle rughe
o più profonde fosse comuni
con voi trovo e vedo
non solo il tempo passato,
quello dove forse
avrei potuto avere
più coraggio, ma pure
il vento che raccoglie
la mia mano, nel racconto
d’un dolore non vissuto
solo dentro al cuore.
E dietro la maschera triste
dagli occhi ancora pieni
di stupore, memori dell’orrore
di chi in un Olocausto
razziale ha perso tutto,
sento scroscianti applausi
e lacrime e sorrisi veri
più rassicuranti, provenienti
da ogni dove, ma pure
quelle preghiere tutte
tardive e finte
che non cancellano il dolore,
né le piaghe o la vergogna
d’una mondiale odierna
assenza e indifferenza,
in una promessa di pace
che non meno affama,
uccide e offende
ciò che non comprende.
di Aurelio Albanese
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Guardando al cielo
Ed è guardando
dal mio letto,
i bianchi fiocchi
cadere dal cielo
e ricoprire tutti
i tetti, i davanzali,
gli stesi panni, i rotti
muri e i fili come
a cancellare tutto
lo sporco e ogni altro
torto e orrore umano,
ch’io, penso a Te,
mio amato Signore.
A Te, che di noi tutti
costringi gli occhi,
il sorriso, l’amore
amoroso in petto
e il creato tutto
all’infinita gioia
e per cui mi fletto
e con il capo chino
in ginocchio, Ti chiedo:
di farmi il prezioso
regalo ancora
della vita, a che io,
possa guardando
al cielo immenso,
lodarti sempre
come la prima aurora,
quando lodando Te,
piena di luce, s’alza,
ricca di gioia e amore.
di Aurelio Albanese
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Malinconiche note
Remote labbra
si cercano ancora
passionali più d’allora
sotto la luna
e il magico incanto
d’un firmamento
ricco di poesia.
Remoti occhi
e amorose braccia
ancora vedo e stringo
in una viva fiamma
come la prima volta
e pazzo di quel profumo.
Ed è in un pugno
che tremante stringo
ancor più geloso
quel sogno remoto
di insonni aurore
vissute sulle tue labbra
o nella perduta
dolcezza racchiusa
come spuma di mare
che accarezza il cuore
e le romantiche sere
o vita a venire.
Ed è in remote
riesumate foto sgualcite
che ritrovo e rinnovo
pure tutte quelle mie
malinconie più dure,
lacrime versate
e quell’amore rabbioso,
sottratto o finito
che rivive in sorrisi distanti
e tra dimenticate
antiche e malinconiche note
d’un improvvisato
violinista zigano.
di Aurelio Albanese
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Senza alcun pregiudizio
Mentre io,
senza alcun pregiudizio
o altra ostentazione
saluto te, come un amico,
con un trasparente ciao sincero,
perché in cuor mio penso
che, sia bello ritrovarsi
e potere conversare
senza vergogna o timore
davanti a tutti, di un po’ di tutto.
Tu, mi compatisci,
storci il naso e mi sopporti,
solo perché oggi
diversamente da te io,
sono quel deforme storpio,
poveretto e afflitto,
a cui manca tutto e per cui
compassionevolmente,
mi elemosini ostentando,
quel tuo finto amore,
facendomi pesare
che però, lo fai solo
perché è un dovere.
E mentre io, pur
non comprendendo,
senza alcun timore
e con un sorriso sincero
ti guardo in viso,
perché a me, non passa
per la mente di misurare
il tuo cuore, solo
dal rigonfio portafoglio,
dal taglio del vestito
o se hai la cravatta in tono.
Tu, ti guardi attorno,
e circospetto cerchi di capire
chi e se qualcuno
ti abbia potuto vedere
parlare, col il deforme storpio.
Capisci perché io sospiro
e piango o mi sento a disagio,
deriso e preso in giro dalla vita..?
perché io, davvero credo
che, un amico ti veda solo
come un amico.
di Aurelio Albanese. -
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Malinconiche note
Remote labbra
si cercano ancora
passionali più d’allora
sotto la luna
e il magico incanto
d’un firmamento
ricco di poesia.
Remoti occhi
e amorose braccia
ancora vedo e stringo
in una viva fiamma
come la prima volta
e pazzo di quel profumo.
Ed è in un pugno
che tremante stringo
ancor più geloso
quel sogno remoto
di insonni aurore
vissute sulle tue labbra
o nella perduta
dolcezza racchiusa
come spuma di mare
che accarezza il cuore
e le romantiche sere
o vita a venire.
Ed è in remote
riesumate foto sgualcite
che ritrovo e rinnovo
pure tutte quelle mie
malinconie più dure,
lacrime versate
e quell’amore rabbioso,
sottratto o finito
che rivive in sorrisi distanti
e tra dimenticate
antiche e malinconiche note
d’un improvvisato
violinista zigano.
di Aurelio Albanese. -
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Buon compleanno, mamma
Due rime
per una mamma speciale
ricca d’amore e d’orgoglio
per i suoi figli.
Due rime sole
per descrivere un cuore
disposto a morire
per ogni suo singolo figlio.
E un grazie immenso
davvero sentito,
per quanto amorosa
ci ha dato
di ogni suo prezioso
minuto,
per ogni suo bacio,
tenerezza e carezza,
e per avere asciugato
ogni nostra lacrima
dal viso.
Due rime per ricordare
con un sorriso
nel suo compleanno
quel suo duro lavoro
difficili da spiegare
con parole di figlio.
Due rime per dire
che ogni suo figlio sa !
che nel suo cuore
è stato sempre primo
d’ogni altro amore.
di Aurelio Albanese. -
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È, già quel sentire
Ora, ch’io pure
non vedo altro
che fredda nebbia
e un viso triste
senza sorriso
e un cuore gonfio
di rabbia e rancore.
Ora che il cielo
infinito è distante
per cui morire è,
già quel sentire
le amorose tue
leggere dolci carezze
o lo sfiorare,
il tuo profumato capo
che sereno riposa
adagiato sul mio petto.
Ora che morire è pure
quello straziante vedere
cadere, le tue lacrime
sincere sul lenzuolo
bianco del letto
lì ! nell’attesa
che tutto sia concluso.
E non è crudele
questo mio pensiero,
non è egoista né vile,
perché sogna
di non essere solo
o come foglia morta
lasciata al suolo.
Non è crudele
neppure l’amore,
che nel suo morso
feroce e violento,
tutto imprigiona
di qua e di là,
in una emozione
d’incanto, che fino
all’ultimo istante,
fino all’ultimo respiro
si aggrappa alla vita.
di Aurelio Albanese
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Quella mia paura
Sono stato
veramente fortunato,
non mi hai abbandonato
nonostante la fatica,
nonostante io non fossi
come tu volessi
sano e bello.
Non mi hai
neppure abbandonato
lasciandomi morire
dentro un cassonetto
chiuso in un sacchetto
tra i rifiuti che distratto
il mondo getta.
E che dire mamma
di tutti i sacrifici
che hai fatto
cercando di coprire
per non doverti vergognare
che ero zoppo
e che non stavo dritto
come ogn’altro figlio.
E che dire
di ciò che io provavo
dentro il cuore
d’un amore che violento
mi negava ogni diritto
e come un morso
mi feriva e violentava
fuori e dentro.
E non mi hai ancora
abbandonato mamma
perché sento ogn’ora
nel petto tutta la paura
e quella dura lotta
e la vergogna
di chi non ha diritti.
di Aurelio Albanese. -
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A dispetto di tutto
Se con ogni colorata
espressione ti dipingo
negli miei occhi
e nei cieli ti associo
ai più fini profumi.
E se nello specchio
non vedo altro
oltre quel disperato
mio bisogno di te
in un sogno infinito.
Perché come dentro
il mio respiro ti cerco
oltre ogni egoismo
e ogn’altra ragione
che propone la mente
a tormento del cuore.
Se poi pure, tremo
perché ti amo e ti sento
amorosa vicino
sempre in un perfetto
gioioso richiamo
di pura luce e sangue
che nelle vene
e negli altri organi
è dentro in ogni antro
e oltre
ogni possibile dubbio.
È perché
tu mi hai scelto
e reso vivo e libero
e voglioso di esistere
a dispetto di tutto.
di Aurelio Albanese
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Oltre noi
Non vive,
né più vivo è l’amore
al fondo buio
d’uno sporco cassonetto,
in uno stretto, nero
e freddo sacchetto
della spazzatura.
Non vive,
nessuna dignità umana
se la demente
mancanza d’amore,
se la più vile
e mostruosa ignoranza
d’un genitore
uccide suo figlio
e lo getta nel fiume.
Oltre noi stessi c’è
l’immenso infinito,
la bellezza del creato,
il sorriso sul viso
di chi amiamo
e non uno spazio vuoto.
Di là e di qua
viviamo non per morire
o per noi stessi,
ma per gioire di tutto
e per cogliere
ogni profumo e colore,
ogni presenza
come un irripetibile atto
d’amore.
Lì ! senza più vita
ora giace un fagotto,
un rifiutato neonato
a cui e stato sottratto
il sorriso.
di Aurelio Albanese. -
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Di lor parlando
Perch’io, di lor parlando
come l’innamorato,
o come chi è
in un grande e stupendo
mondo dentro,
di lor ahimè sfioro
soltanto, marginalmente
lo sconfinato e ricco
profondo sentimento
che d’ogni profumo
veste d’ognuno l’anima,
fin dal suo grembo.
E quanto si è detto,
a volte preda di fretta
di loro d’altro
e quanto si è tolto,
in un rimpianto grande,
non meno del vuoto
a cui il loro silenzio,
amoroso poi ci costringe.
Di lor parlando,
non c’è Vangelo o astro
che non riconosca
grandezza e bellezza
e non c’è respiro
che sussurrando non muoia
invocando mamma,
come chiedendo perdono
o come se l’intera luce
s’esprimesse gioiosa
in quel loro coraggio
e in quella loro dolcezza.
Per cui io, mi sento
vuoto e inadeguato,
quando costringo
lo sguardo mio, in ciò
che è il dono più bello
e prezioso, in ciò che Dio,
pose al mio fianco
come dono amoroso.
di Aurelio Albanese. -
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Sotto i duri colpi della frusta
Dalla Sicilia
alla Val di Susa, sale forte
il lamento di dolore
d’una Italia che piegata
lentamente muore
sotto i duri colpi
della frusta e manganello,
usato da un potere
che corrotto e mascherato,
vuole soggiogare
con le banche della gente
fin’anche
ogni libero pensiero.
E muore pure
tutta la democrazia,
conquistata con onore
e dall’amore e dal coraggio
di chi donò la vita
senza esitare un solo istante,
perché aveva un sogno
grande dentro al cuore.
E non ci sono più fratelli
o figli d’Italia, né inni
per cui marciare o morire
e la nostra onorata bandiera,
è vilipesa continuamente
da delinquenti, legittimati
da una giustizia serva.
E tu! Che di noi tutti sei
il Presidente, come puoi tacere
e guardare picchiare
e derubare la tua gente.
E mille e mille voci
in piazza ancora gridano:
“vergogna !”
e ogn’uno di quella folla
è ancora un’Italiano schiavo,
ma di cui ogni vile tiranno
deve avere terrore,
perché è sì gente sincera
che lavora senza paura,
ma è pure quella gente
esasperata e costretta ancora
in quella vecchia paura,
di non poter più dare
da mangiare ai propri figli.
di Aurelio Albanese. -
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Perché mi completi
Completi la mia vita,
la sazi di bellezza
e come l’aria pulita
sei del viso
quella dolce carezza
che in un sorriso
costringe il giorno.
Completi quell’interiore
desiderio mio del cuore
e ne sublimi la sua
più intima gioia
e sei quella ricchezza
che rinfranca ogni fatica.
Completi ogni mio
senso e dentro me
rivesti i miei pensieri
di ogni tuo sguardo
di ogni tuo prezioso
sorriso e generoso
bacio amoroso.
Sei quel prezioso
profumo e richiamo
di melodiose note,
per cui ogni dolore
si converte in luce
e senza di te,
qualunque gioia muore
e si spegne
come una stella
che solo per te
in quell’infinito buio
brilla.
di Aurelio Albanese. -
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L’ innamorato amoroso
Di rosso,
di gialli e azzurri
si tinge il tramonto
e di rosa dipinge
una notte d’incanto
l’innamorato amoroso
che con passionali
sussurri di fuoco
e baci voraci
anch’egli pennella
nel cuore il sogno
d’amore più bello.
E la notte
disegna ogni sera
una luna più gialla,
una luna più piena
in un cielo ricco di stelle
e in un profumo di valle
che al canto di rane,
di grilli e cicale
concilia le labbra
in quell’eterno ti amo
mentre il vento
accarezza le foglie
e dei monti le spalle.
E il sorriso
che in un respiro più grande
s’accende sul viso
di chi innamorato di luce
e profumo risplende,
punta il dito
e lo sguardo suo nell’infinito
e nelle braccia
dolci della notte s’arrende.
di Aurelio Albanese.