LA STRAGE DELLA VILLETTA A CASELLE

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    LA STRAGE DELLA VILLETTA A CASELLE
    Maurizio e le ore in caserma: «Ho un cappio
    alla gola perché mi stanno addosso?»
    Il giovane interrogato dai carabinieri con la fidanzata

    CASELLE TORINESE (Torino) - Alle undici del mattino Maurizio Allione si sente stretto. «Non trovo altro modo per descrivere quel che provo. Come avere un cappio alla gola, mi manca l’aria».
    L’uomo che tutti cercano, il sospettato unico e per molti già in odore di colpevolezza, appare dove nessuno si aspetta di vederlo, eppure si tratta anche del luogo più logico. E’ la scena di un crimine orrendo, è anche casa sua. Gli abitanti di via Ferrari lo guardano come mai avevano fatto prima, qualche signora strabuzza gli occhi, in pochi lo salutano. Lui e la fidanzata Milena camminano con i due pastori tedeschi al guinzaglio. Hanno entrambi la faccia stravolta, ma non si nascondono, non scappano.

    Maurizio Allione, figlio della coppia uccisa a Caselle Torinese



    «Piacere, Maurizio». La mano destra trema in modo vistoso, lo stato di agitazione è evidente, dagli occhi cerchiati di rosso, dal gesticolare nervoso. «Adesso scriverete che anche questa è una prova contro di me, senza pensare che avrei ogni diritto stare male, con quel che mi è successo. Non ho avuto il coraggio di entrare in casa, non so neppure se i carabinieri mi avrebbero dato il permesso. Mi sorvegliano e mi ascoltano, lo so. Io rispetto il loro lavoro, ma loro sono molto pressanti, mi stanno addosso. Capisco di essere sospettato, ma ci sarà pure qualcun altro in giro che può avere fatto questa cosa. Perché io proprio non sono stato».
     
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