Dall'Italia Mafia, presi uomini di Messina Denaro: l’incontro tra due boss

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    Mafia, presi uomini di Messina Denaro: l’incontro tra due boss
    Undici arresti a Trapani | Corriere TV


    Mafia, undici arresti a Trapani: presi gli uomini di Messina Denaro
    La masseria dei pizzini Video|Foto
    Colpito il sistema di comunicazione del boss latitante da 22 anni: usava pizzini smistati da una masseria di Mazara del Vallo. Gli inquirenti: «Supporto intorno a Messina Denaro sta scemando»

    L’ultima immagine vera di Matteo Messina Denaro, in fuga dal 1993


    Si stringe il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro, il latitante dei latitanti di Cosa nostra. Undici esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss sono stati arrestati nell’operazione «Ermes» condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazioni di Messina Denaro, che come altri capimafia usava i pizzini per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. L’inchiesta è stata condotta dal Procuratore della Repubblica di Palermo Franco Lo Voi, dai sostituti Paolo Guido, Carlo Marzella e dal procuratore aggiunto Teresa Principato.
    Consenso in discesa

    Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due città con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. «Sta scemando il supporto attorno a Messina Denaro», ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, che ha ricordato come dal 2010 siano state arrestate poco meno di 100 persone legate al boss, tra cui anche la sorella. «Siamo alle battute finali», dice ancora Principato in conferenza stampa. «I pizzini, che risalgono a un periodo di tempo dal 2012 a oggi, sono stati usati da Messina Denaro per controllare il territorio attraverso un sistema molto sicuro che vedeva impiegate persone anche di mandamenti diversi, che non erano mai lasciati soli nelle operazioni di raccolta.

    «Osservati da anni»

    I provvedimenti restrittivi riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni «Golem» ed «Eden» condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss. «Gli arrestati erano per la maggior parte dei pregiudicati, condannati per favoreggiamento», ha detto ancora Principato. «Quelli che vengono ritenuti dei “pecorai”, sono in realtà i capi mafiosi sul territorio. Territorio che continua a essere battuto: gli arrestati sono stati osservati da anni».
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