Taxi contro risciò:foto piu'articolo

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    Taxi contro risciò: «Concorrenza sleale»
    Le auto bianche hanno bloccato via de’ Benci per protestare contro i risciò che secondo loro fanno lo stesso lavoro dei taxi e si fanno pagare. Intervento della polizia
    L'intervento della polizia

    L'intervento della polizia

    È partito da Heidelberg. Si è fermato in via de’ Benci. O meglio è stato costretto a fermare la sua corsa da una decina di tassisti piuttosto alterati, la notte scorsa, intorno alle 23, quasi di fronte al Mojo. Lui si chiama Ian, è un turista tedesco venuto per due settimane a Firenze e che, un po’ per gioco e un po’ per guadagnare qualcosa, si era messo in testa di portare in giro qualche straniero pedalando un risciò. Uno di quelli della Pedicab che normalmente va su e giù per la città per sponsorizzare qualcosa o per trasportare degli sposi e che, alla sera, una ventina di pedalatori affitta per «trasportare la gente» e promuovere il trasporto sostenibile a suon di pedalate e muscoli buoni. Il fatto è che questi ragazzi, per legge, non potrebbero chiedere alcuna ricompensa per i «loro passaggi ecologici» (al limite una libera offerta).

    LA RIVOLTA DEI TASSISTI CONTRO I RISCIO' - Ian invece, racconta Marco Righeschi, uno dei dieci tassisti infuoriati, «ha chiesto alle due ragazze che aveva portato qui da via Calimala, tedesche anche loro, un compenso di almeno 8 euro, infrangendo la legge e senza rilasciare fattura». Pare anche che le due ragazze avessero cercato di tirare un poco sul prezzo, per scendere fino a 5 euro. Insomma una contrattazione come usa al mercato, che non è andata giù ai tassisti che passavano di lì. Marco & company, infatti, l’hanno colto sul fatto, lo hanno bloccato, hanno occupato l’intera via de’ Benci con le loro macchine bianche e hanno pure chiamato la polizia. Un piccolo grande caso tutto fiorentino, per una guerra tra chi il trasporto privato lo fa per mestiere e chi lo fa, alla maniera cinese, per arrotondare un po’ uno stipendio che arriva da tutt’altre fonti. «Noi - raccontava sabato sera Mario Gesù - che il pedalatore a Firenze lo fa a latere di un impiego in un’azienda che si occupa di energie rinnovabili - prestiamo servizio per la Pedicab e normalmente, quando si tratta di portare in giro manifesti pubblicitari e coppie di sposi, siamo regolarmente pagati. Poi talvolta la sera prendiamo in affitto un risciò e andiamo in giro a caricare qualcuno. Non chiediamo mai nulla, al limite un contributo spontaneo. Non capisco come possa essere successo tutto ciò. Conosco Ian, è un mio amico venuto dalla Germania che è ospite da me per due settimane, sono stato io a proporgli di prendere un risciò e andare in giro in città. Insomma non faceva nulla di male». Non è così che la pensano quelli dei taxi. «È da un po’ - dice ancora Righini - che osserviamo questi ragazzi. Alla fine dei loro tour offrono lo stesso servizio che offriamo noi, ma senza avere una licenza e senza rilasciare fattura».

    IL BLOCCO DI SABATO - Sabato sera insieme a lui in via de’ Benci c’erano un bel po’ di colleghi. E tra tutti rimbalzava un’ipotesi: che i giovani pedalatori fossero in qualche modo imputabili di esercizio abusivo della professione. Per il momento la cosa è stata solamente segnalata alla polizia, che ha preso nota dei nomi delle persone interessate, ha raccolto le dichiarazioni dei testimoni e ha cercato di calmare le acque visto che il clima, a due passi dal Lungarno, sabato sera era piuttosto infuocato. Sia i tassisti che i pedalatori si riservano di valutare se ci siano gli estremi per una denuncia da entrambe le parti. Ian, che in un primo momento era riuscito a scappare e che poi, solecitato dalla polizia e dal suo amico è tornato «sul luogo del fattaccio », ha mollato il risciò e ha ripreso a fare il turista. Un giro per le colline qui intorno, un po’ per il centro storico e la sera una birra tra amici. Ha appeso al chiodo le scarpette da tennis e di «promuovere il trasporto sostenibile» non vuol sentirne neanche parlare. I tassisti invece non mollano, perché dicono: «continueremo a vigilare sull’operato dei pedalatori».

    Chiara Dino
    02 giugno 2009

    http://corrierefiorentino.corriere.it/
     
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