TUMORE ALL'UTERO PREVENZIONE DELLE DONNE

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    «Donne, perché non fate prevenzione? Così io sono diventata mamma»
    di Simona Ravizza
    La foto che vedete qui sopra è l’immagine di una doppia vittoria: quella sul cancro e quella sull’impossibilità di avere figli. La protagonista è Sara Sgarioni, 32 anni, e una figlia di cinque anni a settembre, Tecla. La incontro il 19 maggio all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano in occasione dell’inaugurazione del Centro per il tumore dell’utero. Il sorriso è solare, gli occhi le brillano di gioia: «Ma perché le donne non fanno prevenzione? — si domanda —. Così io sono riuscita a sconfiggere il tumore all’utero. E, a diventare mamma, appena 6 mesi dopo».

    Venticinque anni e una diagnosi di cancro all’utero. Quando Sara Sgarioni scopre di essere ammalata è una giovane che ha appena realizzato uno dei suoi due sogni: aprire un ristorante con il fidanzato Matteo, conosciuto a 16 anni e oggi suo marito (il locale è L’Asinaccio di Maslianico, sul lago di Como). L’altro è avere un figlio. «Ho potuto realizzare il mio desiderio solo perché il tumore è stato preso in tempo — racconta —. Altrimenti avrebbero dovuto asportarmi l’utero».

    Quella di Sara è una malattia che colpisce 3.500 donne ogni anno. In troppe che non fanno prevenzione. «Io ho sempre eseguito il pap test e, dopo perdite di sangue anomale, mi sono sottoposta ad altri esami. Il tumore è stato preso in tempo». Tre cicli di chemioterapia e interventi in laparoscopia. La scoperta di essere rimasta incinta avviene appena sei mesi dopo la fine delle cure mediche. «Non me l’aspettavo proprio, tanto che avevo appena fatto una Tac con contrasto. Per fortuna tutto, poi, è andato bene».

    Il nome alla figlia non l’ha dato per caso. Tecla, che in greco vuol dire gloria di Dio, è una donna che si è salvata miracolosamente dalla morte sul rogo. «Io sono viva e con una bambina», dice Sara, senza riuscire a trattenere la commozione. La sua speranza adesso è che tutte le donne si sottopongano alle visite ginegologiche necessarie per prevenire il tumore della cervice uterina.

    E’ quanto sostiene anche lo scienziatoUmberto Veronesi, fondatore dello Ieo:

    «Per il cancro del collo dell’utero disponiamo delle conoscenze e degli strumenti necessari per ottenere la prevenzione nella quasi totalità dei casi. Non solo: con l’integrazione della vaccinazione contro il virus HPv (il papilloma virus), che ne è la causa nella maggioranza dei casi, e con gli screening, per la prima volta nella storia del cancro abbiamo l’opportunità di azzerare questo tumore come entità, come è successo per il vaiolo o la tubercolosi. Le donne, motore di cambiamento quando si tratta di proteggere la loro salute, e anche le giovanissime, devono sapere che la ricerca non si è fermata al pap test: esiste un nuovo percorso (vaccino, Hpv test, pap test) che le protegge al 100%. La loro salute è nelle mani della nostra capacità di informare e del loro desiderio di consapevolezza. Abbiamo un “capitale di prevenzione” che non deve essere disperso».

    La storia di Sara ne è la prova. Non vale la pena di impegnarsi per fare un po’ più prevenzione, allora?
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0 replies since 22/5/2011, 07:35   57 views
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