Colesterolo e trigliceridi, le nuove linee guida

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    GLI STUDI
    Colesterolo e trigliceridi,
    le nuove linee guida

    I nuovi limiti per il colesterolo LDL e le indicazioni
    per la terapia: necessario seguire meglio anziani e donne



    MILANO - Un terzo degli europei ha i trigliceridi troppo alti. Il 60-70 per cento degli over 65 ha il colesterolo elevato e in un caso su due non si cura a sufficienza. Così, per combattere l'eccesso di grassi nel sangue l'European Atherosclerosis Society e l'European Society of Cardiology hanno appena messo a punto le prime linee guida europee “anti-dislipidemie”.

    GRASSI – Zeljko Reiner, direttore della commissione che si è occupata della stesura del documento, spiega perché fosse necessario farlo: «L'eccesso di grassi nel sangue è uno dei fattori che più influenza il pericolo di andare incontro a eventi cardiovascolari. Abbiamo suddiviso nuovamente le categorie di rischio e dato indicazioni per la gestione dei pazienti, con un occhio di riguardo ai soggetti a rischio intermedio: quasi sempre si tratta di persone di mezza età che col tempo “scivolano” spesso verso una dislipidemia consistente. Sono questi i soggetti a cui è importante fare particolare attenzione, promuovendo un cambiamento dello stile di vita e prendendo in considerazione l'eventualità di una cura a base di farmaci». Le linee guida segnalano che il colesterolo LDL, quello “cattivo”, è ancora il sorvegliato speciale numero uno. Cambiano però le soglie di riferimento e secondo le nuove linee guida il colesterolo LDL non dovrebbe superare i 70 mg/dl in chi è ad altissimo rischio, ad esempio perché è iperteso, diabetico o ha già avuto un infarto; soglia abbassata a 100 per chi è a rischio cardiovascolare alto, limite a 115 per chi è a rischio moderato. Commenta Alberico Catapano, direttore del Centro Studio Aterosclerosi dell'università degli studi di Milano e co-coordinatore delle nuove linee-guida, «Abbassare il colesterolo “cattivo” resta un obiettivo primario, ma in un prossimo futuro sarà opportuno tener conto anche del colesterolo non-HDL (ovvero il colesterolo totale meno quello “buono”, HDL) e dell'apolipoproteina B, una componente del colesterolo LDL estremamente indicativa del rischio cardiovascolare. Questi due elementi sono molto utili per capire se gli interventi anti-colesterolo funzionano davvero e presto potrebbero diventare il mezzo migliore per seguire l'andamento della dislipidemia e la risposta alla terapia». Questo è vero soprattutto nei pazienti che hanno un buon livello di colesterolo LDL ma sono comunque a rischio elevato perché hanno troppi trigliceridi nel sangue (oltre 150 mg/dl). E non sono pochi, perché le stime degli esperti parlano di un terzo di tutti gli europei.

    SU MISURA – Le linee guida sottolineano soprattutto l'importanza di un approccio “su misura” nella lotta ai grassi nel sangue: «Quello che funziona in un quarantenne che non ha una familiarità per le malattie cardiovascolari non è adatto a un anziano che ha avuto un ictus: i trattamenti devono essere necessariamente individualizzati», afferma Don Poldermans, uno dei coordinatori delle linee guida. Passo numero uno, stavolta adatto a tutti, la modifica dello stile di vita con lo stop a fumo e alcol, il miglioramento della dieta, l'aumento dell'esercizio fisico; se tutto questo non basta, sì ai farmaci scelti però facendo attenzione al rapporto costo-beneficio. «Per un paziente a basso rischio, le statine non sono quasi mai la scelta opportuna», si legge infatti nel documento. Accanto a questi farmaci, che si confermano comunque utili per il controllo delle dislipidemie, possono essere usati anche la niacina, gli inibitori dell'assorbimento del colesterolo e i farmaci che “sequestrano” la bile per espellerla meglio e non far rientrare in circolo il colesterolo che contiene. Per i pazienti che hanno i trigliceridi alti, spesso basta il controllo della dieta e del consumo di alcol; quando non è sufficiente, fibrati, niacina e acidi grassi omega-3 in associazione alle statine possono essere efficaci.

    ANZIANI E DONNE – Particolare attenzione andrebbe posta agli anziani e alle donne, si legge nel documento: «Non c'è motivo per negare le statine o altri medicinali agli anziani – osserva Reiner –. Abbiamo ormai chiare evidenze che questi pazienti ottengono benefici tanto quanto i più giovani, ad esempio grazie a una consistente riduzione del rischio di ictus che è una concreta minaccia per gli over 65. È altrettanto importante trattare le donne dopo la menopausa: il loro rischio cardiovascolare spesso è discretamente alto e tuttora, invece, vengono curate troppo poco. Il risultato è che oggi nell'Unione Europea muore di malattie cardiovascolari il 55 per cento delle donne contro il 43 per cento degli uomini».

    Elena Meli

    fonte corriere della sera
     
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