LE POESIE DI AURELIO ALBANESE

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    Quasi quasi io


    Quasi quasi
    scendo un po' giù e
    mi faccio un giro
    alla faccia di tutti.
    Ma solo proprio
    due passi, giusto
    il tempo di scacciar
    via, lontano da me
    i brutti pensieri e
    quei lutti che
    saturano la mia
    gioia innocente.
    Ovunque io guardi
    oggi non vedo con
    chiarezza e serenità
    e invidio il polline
    degli altri e
    quella loro vitalità
    ch'io in me
    non avverto più.
    Quasi quasi io
    mi fermo in un bar
    e gusto un caffè
    ma così tanto per
    sentirmi un po'
    meno solo e poter
    origliare un po'
    sui fatti degli altri,
    ad una giusta distanza.
    Strade oltre le mie
    possibilità e speranze,
    piene d'ostacoli
    che mi costringono
    a rinunciare al
    piacere di normalità.
    Pietre che non sono
    pietre ma neppure
    danza d'uccelli
    che abbracciano l'intero
    mondo aprendo le ali
    piene di sogni o di
    coraggiosi semi amorosi
    nei miei occhi
    e sulle mie labbra.




    di Aurelio Albanese

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  2. La lingua
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    Curioso


    È
    sempre colpa di altri
    a sentire la gente,
    è sempre una gobba
    che noi non abbiamo,
    ne mai sono i nostri
    artigli o lingua
    a ferire per primi,
    per paura o orgoglio,
    mai è
    la fretta la causa
    d'ogni sproloquio.
    L'orgoglio caparbio
    si impunta e
    continuamente si
    oppone al buon senso
    e guerreggia fin
    dalla crepuscolare
    Aurora con il giorno
    che più saggio
    s'abbandona all'amore.
    Nei miei occhi
    le radici d'una vita
    che sfuma
    sperperata in giudizi
    e i sogni legati
    all'inesorabile tragico
    scandir di secondi
    d'un orologio che
    si ostina a mentire.
    Ed è così che
    anche oggi parcheggiato
    nel parco, all'ombra
    di una Gaggia,
    piacevolmente accarezzato
    da un venticello che
    mi vizia, in una
    ipocrita cristiana
    tolleranza, in una ironia
    imbecille e aria
    stupidamente sazia,
    curioso attendo
    l'imbrunir della sera.





    di Albanese Aurelio

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    È
    sempre colpa di altri
    a sentire la gente,
    è sempre una gobba
    che noi non abbiamo,
    ne mai sono i nostri
    artigli o lingua
    a ferire per primi,
    per paura o orgoglio,
    mai è
    la fretta la causa
    d'ogni sproloquio.
    L'orgoglio caparbio
    si impunta e
    continuamente si
    oppone al buon senso
    e guerreggia fin
    dalla crepuscolare
    Aurora con il giorno
    che più saggio
    s'abbandona all'amore.
    Nei miei occhi
    le radici d'una vita
    che sfuma
    sperperata in giudizi
    e i sogni legati
    all'inesorabile tragico
    scandir di secondi
    d'un orologio che
    si ostina a mentire.
    Ed è così che
    anche oggi parcheggiato
    nel parco, all'ombra
    di una Gaggia,
    piacevolmente accarezzato
    da un venticello che
    mi vizia, in una
    ipocrita cristiana
    tolleranza, in una ironia
    imbecille e aria
    stupidamente sazia,
    curioso attendo
    l'imbrunir della sera.





    di Albanese Aurelio

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  5. La lingua
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    È colpa mia



    Non so più
    quante volte con le
    lacrime agli occhi
    arrabbiato avrò
    allo specchio detto
    gridando “..è
    colpa mia ..!” e
    quante volte avrò
    chiesto scusa
    sentendomi causa
    di disturbo per tutti.
    Come figlio, ho
    agitato quel vento
    malato che soffia
    sulla povertà che
    come un braciere
    incendia e tra
    fratelli suscita odio e
    ogni tipo d'insulto.
    Come padre e marito
    sono stato una dura
    pietra focaia
    che alcune volte e
    a caso ha scaldato
    e illuminato il buio
    di fantasia ma, mai
    alle regole e
    in totale disarmonia.
    Figlio e marito che
    ancora soffre d'amore e
    di tristi abbandoni
    che spezzano il ritmo
    della gioia e
    dai toni altalenanti.
    E vecchio, vecchio
    che non sa più quante
    volte ha mentito
    e detto ti amo rubando
    un po' d'attenzione,
    sentendo per questa
    sua cattiva abitudine,
    nel cuore l'odore
    pungente di pioggia.




    di Aurelio Albanese

    verrilli_03_tin

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    sempre_colpa_mia

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    È colpa mia



    Non so più
    quante volte con le
    lacrime agli occhi
    arrabbiato avrò
    allo specchio detto
    gridando “..è
    colpa mia ..!” e
    quante volte avrò
    chiesto scusa
    sentendomi causa
    di disturbo per tutti.
    Come figlio, ho
    agitato quel vento
    malato che soffia
    sulla povertà che
    come un braciere
    incendia e tra
    fratelli suscita odio e
    ogni tipo d'insulto.
    Come padre e marito
    sono stato una dura
    pietra focaia
    che alcune volte e
    a caso ha scaldato
    e illuminato il buio
    di fantasia ma, mai
    alle regole e
    in totale disarmonia.
    Figlio e marito che
    ancora soffre d'amore e
    di tristi abbandoni
    che spezzano il ritmo
    della gioia e
    dai toni altalenanti.
    E vecchio, vecchio
    che non sa più quante
    volte ha mentito
    e detto ti amo rubando
    un po' d'attenzione,
    sentendo per questa
    sua cattiva abitudine,
    nel cuore l'odore
    pungente di pioggia.




    di Aurelio Albanese

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  7. La lingua
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    Ciò che di noi sarà


    Che dire di
    come amiamo questo
    nostro Signore,
    morto per riscattare
    i peccati di tutti,
    ed oggi esposto e
    usato come merce
    di scambio
    risolutivo alle nostre
    malate coscienze.
    Che dire del silenzio
    che tollera la
    mercificazione di
    religiose reliquie
    e che nutre un indotto
    di menzogne e
    di corruzione .
    L'ostensione è ,
    quell'oppio necessario a
    sedare la condizione
    di profonda ingiustizia
    e sofferenza dei popoli
    e che ci pone difronte
    a misteri insondabili
    d'un esistere che
    abbisogna di risposte
    di ciò che di noi
    sarà dopo.
    E, se d'improvviso
    scoprissimo che
    il nostro insincero
    batterci il petto e tutte
    le nostre giaculatorie
    sono impure
    o che ogni nostra
    offerta non è
    che vana divinazione,
    o un bagliore che
    ha vapori di zolfo ?
    E se tutti noi
    per una volta non
    fossimo ambigui
    e imparassimo dalla
    purezza e dolcezza
    e dall'amore del Cristo
    la carità per il prossimo
    e l'umiltà ?





    di Aurelio Albanese

    zhangdali_dove1

    tumblr_inline_myb115_I4_A81qkaim92

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    bici5

    189510755_d4089adf504

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    a_botanical_1852_anna_atkins_14455_FB1_BD70606_FCAE


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    Ciò che di noi sarà


    Che dire di
    come amiamo questo
    nostro Signore,
    morto per riscattare
    i peccati di tutti,
    ed oggi esposto e
    usato come merce
    di scambio
    risolutivo alle nostre
    malate coscienze.
    Che dire del silenzio
    che tollera la
    mercificazione di
    religiose reliquie
    e che nutre un indotto
    di menzogne e
    di corruzione .
    L'ostensione è ,
    quell'oppio necessario a
    sedare la condizione
    di profonda ingiustizia
    e sofferenza dei popoli
    e che ci pone difronte
    a misteri insondabili
    d'un esistere che
    abbisogna di risposte
    di ciò che di noi
    sarà dopo.
    E, se d'improvviso
    scoprissimo che
    il nostro insincero
    batterci il petto e tutte
    le nostre giaculatorie
    sono impure
    o che ogni nostra
    offerta non è
    che vana divinazione,
    o un bagliore che
    ha vapori di zolfo ?
    E se tutti noi
    per una volta non
    fossimo ambigui
    e imparassimo dalla
    purezza e dolcezza
    e dall'amore del Cristo
    la carità per il prossimo
    e l'umiltà ?





    di Aurelio Albanese

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  9. La lingua
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    Al mercato delle lacrime



    Al mercato
    delle lacrime incontri
    tutti, ma proprio tutti
    anche i più duri e
    inaspettatamente senza
    maschere di calcepesta,
    senza orgoglio e disposti
    a chiedere aiuto.
    Il mercato delle lacrime
    è un mercato delle pulci
    dove si trova di tutto,
    malati gravi, innamorati
    o sognatori inguaribili,
    vittime di tiranni, schiavi
    e anche gli stessi
    carcerieri che quando
    il caso e il tempo tocca
    i loro cari piangono
    proprio come tutti.
    Al mercato delle lacrime
    ci sono tutti gli atroci
    ricordi delle guerre
    che formano come
    un enorme lago che
    si estende fino
    alle grandi montagne
    di violenze e abusi fatti
    su milioni di bambini
    o su tutte quelle donne
    costrette in amori malati.
    Al mercato delle
    lacrime non si compra
    nulla, ma proprio nulla,
    ne è un luogo d'allegria
    o di preghiera, lì ! la
    sofferenza è abbondante e
    il silenzio e la riflessione,
    tirano le somme
    e il cuore si confronta
    con il senso della vita.







    di Aurelio Albanese

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    Al mercato delle lacrime



    Al mercato
    delle lacrime incontri
    tutti, ma proprio tutti
    anche i più duri e
    inaspettatamente senza
    maschere di calcepesta,
    senza orgoglio e disposti
    a chiedere aiuto.
    Il mercato delle lacrime
    è un mercato delle pulci
    dove si trova di tutto,
    malati gravi, innamorati
    o sognatori inguaribili,
    vittime di tiranni, schiavi
    e anche gli stessi
    carcerieri che quando
    il caso e il tempo tocca
    i loro cari piangono
    proprio come tutti.
    Al mercato delle lacrime
    ci sono tutti gli atroci
    ricordi delle guerre
    che formano come
    un enorme lago che
    si estende fino
    alle grandi montagne
    di violenze e abusi fatti
    su milioni di bambini
    o su tutte quelle donne
    costrette in amori malati.
    Al mercato delle
    lacrime non si compra
    nulla, ma proprio nulla,
    ne è un luogo d'allegria
    o di preghiera, lì ! la
    sofferenza è abbondante e
    il silenzio e la riflessione,
    tirano le somme
    e il cuore si confronta
    con il senso della vita.







    di Aurelio Albanese

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    Su una panchina



    Ed è così
    che inevitabilmente
    all'improvviso dopo
    aver perso il lavoro e
    il sostegno della famiglia,
    sono finito a dormire
    in un parco di periferia,
    in un fantastico verde
    a due passi dal caotico
    frastuono del centro
    di Torino.
    Ed è così che
    il silenzio e il cinguettio
    presero il posto
    degli strombettamenti
    e l'aria pulita quella
    viziata degli scappamenti.
    Quattro indumenti,
    sgualciti, una arrotolata
    coperta di lana,
    un cartone piegato
    per bene e qualche
    inutile altro oggetto
    che oramai
    dappertutto trascino
    solo per poter fare
    il letto la sera sotto
    un cielo trapunto
    di magiche stelle e
    libero come gli uccelli.
    Ed è così che
    mi hanno trovato
    in un freddo mattino
    d'inverno, così !
    Rannicchiato sotto
    una coperta su una
    panchina del parco
    e con ancora
    un sorriso sul viso,
    forse perché, sognavo
    d'essere davvero libero
    e in Paradiso.





    di Aurelio Albanese

    amici_panchina_caras_ionut_art1

    292929_298331856_thumb_20071115_180401_1_H010051

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    Su una panchina



    Ed è così
    che inevitabilmente
    all'improvviso dopo
    aver perso il lavoro e
    il sostegno della famiglia,
    sono finito a dormire
    in un parco di periferia,
    in un fantastico verde
    a due passi dal caotico
    frastuono del centro
    di Torino.
    Ed è così che
    il silenzio e il cinguettio
    presero il posto
    degli strombettamenti
    e l'aria pulita quella
    viziata degli scappamenti.
    Quattro indumenti,
    sgualciti, una arrotolata
    coperta di lana,
    un cartone piegato
    per bene e qualche
    inutile altro oggetto
    che oramai
    dappertutto trascino
    solo per poter fare
    il letto la sera sotto
    un cielo trapunto
    di magiche stelle e
    libero come gli uccelli.
    Ed è così che
    mi hanno trovato
    in un freddo mattino
    d'inverno, così !
    Rannicchiato sotto
    una coperta su una
    panchina del parco
    e con ancora
    un sorriso sul viso,
    forse perché, sognavo
    d'essere davvero libero
    e in Paradiso.





    di Aurelio Albanese

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    A rischio di pazzia



    Siamo tutti
    a rischio di pazzia,
    dei matti
    instabili e volubili.
    Tutti come funamboli
    viviamo sul filo
    delle emozioni,
    sospesi nel vuoto,
    cercando traballanti
    di raggiungere
    l'altra sponda e
    guardando indifferenti
    quelli che cadono giù.
    Siamo tutti
    dei presuntuosi
    egoisti precari
    inconsapevoli di dove
    andiamo o confusi
    su cosa facciamo qui
    sulla terra e
    tutti incolpevoli, figli
    d'un amore cannibale
    e vivi solo in una
    memoria virtuale.
    Siamo invisibili
    molecole, dei provvisori
    senza contratto e
    ricattati dal caso
    e il tempo che
    padrone di tutto
    impone per ognuno
    di noi soluzioni diverse
    estratte a sorte.
    Siamo sempre in
    un continuo affanno
    e in ritardo su tutto,
    sempre in conflitto
    e schiavi delle nostre
    paure.








    di Aurelio Albanese

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    A rischio di pazzia



    Siamo tutti
    a rischio di pazzia,
    dei matti
    instabili e volubili.
    Tutti come funamboli
    viviamo sul filo
    delle emozioni,
    sospesi nel vuoto,
    cercando traballanti
    di raggiungere
    l'altra sponda e
    guardando indifferenti
    quelli che cadono giù.
    Siamo tutti
    dei presuntuosi
    egoisti precari
    inconsapevoli di dove
    andiamo o confusi
    su cosa facciamo qui
    sulla terra e
    tutti incolpevoli, figli
    d'un amore cannibale
    e vivi solo in una
    memoria virtuale.
    Siamo invisibili
    molecole, dei provvisori
    senza contratto e
    ricattati dal caso
    e il tempo che
    padrone di tutto
    impone per ognuno
    di noi soluzioni diverse
    estratte a sorte.
    Siamo sempre in
    un continuo affanno
    e in ritardo su tutto,
    sempre in conflitto
    e schiavi delle nostre
    paure.








    di Aurelio Albanese

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