AMIANTO FUORI LEGGE

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    IL CONVEGNO DI TORINO
    «Non dimentichiamo l'amianto»
    Tremila vittime ogni anno. Gli oncologi avvertono: «A rischio anche dopo 40 anni». Allarme sulla bonifica

    TORINO – La produzione di amianto è fuori legge in Italia dal 1992, ma nonostante la sua pericolosità sia ormai stata ampiamente dimostrata questo materiale è tuttora utilizzato nei Paesi in via di sviluppo e perfino in alcuni stati dell’Unione europea. A Torino il processo   (la più importante fabbrica nazionale di manufatti in cemento-amianto) pare giunto alle battute finali, ma le discariche abusive, la bonifica del territorio e lo smaltimento sono una questione tutt’altro che risolta persino negli edifici pubblici. La ricerca sul cancro nell’ultimo decennio ha fatto passi da gigante, ma contro il mesotelioma (tumore maligno nell’80 per cento dei casi legato all’esposizione all’amianto) le terapie efficaci scarseggiano e gli strumenti per la diagnosi precoce pure. Risultato: i casi di tumore sono in costante aumento e andrà pure peggio, visto che il periodo di latenza fra l’esposizione a possibili cause e la comparsa di malattia varia fra i 20 e i 40 anni. Eppure il livello di percezione del pericolo degli italiani è troppo basso, come se l’argomento fosse avvolto da una sorta di «rassegnazione», come a dire «Quel che è stato è stato, purtroppo chi ha lavorato in aree malsane paga con la vita, ma ora l’amianto non si usa più». A richiamare l’attenzione sul killer silenzioso (sono circa tremila ogni anno le morti amianto-correlate nel nostro Paese, di cui ben 1.200 per mesotelioma) è il primo convegno nazionale sul mesotelioma pleurico, al via oggi a Torino, con la partecipazione oncologi, rappresentati delle Istituzioni (Inail e Ministero della Salute), giuristi e associazioni delle vittime.

    SOS SMALTIMENTO - L’amianto è un minerale naturale a struttura fibrosa, potenzialmente indistruttibile perché resiste sia al fuoco, al calore, agli agenti chimici e biologici, all’abrasione e all’usura. Per le sue caratteristiche di resistenza e di forte flessibilità è stato ampiamente usato dall’inizio nelle costruzioni (in particolare per lastre di copertura, tubi, cisterne e pannelli antincendio), ma anche per guarnizioni, dischi dei freni, coibentazioni termiche e acustiche in navi e treni. Insomma, si nasconde ovunque: dalle tubature, alle rotaie ai rivestimenti di tetti e garage. L’’Italia è stata fino alla fine degli anni '80 il secondo maggiore produttore europeo di amianto in fibra dopo l'Unione Sovietica, così sebbene sia bandito dal nostro Paese da quasi 20 anni, ne restano nell’ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. «Il problema dello smaltimento è dei più attuali – spiega Giorgio Scagliotti, Responsabile delle Malattie dell’Apparato Respiratorio del San Luigi di Orbassano (Torino) -. Purtroppo però il livello di rischio è ancora sotto percepito dalla popolazione mentre è scientificamente dimostrata la pericolosità dell’asbesto e il suo potenziale cancerogeno, pari a quello del fumo. Non solo: va assolutamente evitata la rimozione "fai da te", la manipolazione è pericolosa e serve personale specializzato». Chi sospetta di essere a contatto con amianto può rivolgersi all’Asl o all’Arpa che dispongono di registri di aziende specializzate, iscritte all’albo e quindi autorizzate allo smaltimento.

    AMIANTO E TUMORI - Recentemente lo Iarc (Agency for Research on Cancer) definito l’amianto agente cancerogeno certo (gruppo 1), oltre che per il mesotelioma pleurico, anche per i tumori di polmone, laringe, ovaio, peritoneo, pericardio, tunica vaginale del testicolo e, seppur con evidenza limitata, per il colon-retto, lo stomaco e la faringe. È così pericoloso (è considerato responsabile di circa 120mila morti per cancro all’anno nel mondo) a causa delle fibre di cui è costituito, che possono essere presenti nell’ambiente e quindi inalate, non solo in occasione di una manipolazione o lavorazione. «Questo significa, in pratica – chiarisce Carmine Pinto, segretario nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -, che il pericolo non riguarda soltanto gli ex lavoratori. Circa il 5 per cento dei nuovi casi riguarda infatti mogli o figli entrati in contatto con questo minerale tramite gli indumenti degli operai. E pure i casi fra la popolazione generale sono sempre più frequenti: su 10 malati, sette lo sono per motivi professionali, tre per altre cause, non sempre note. Per questo è indispensabile migliorare il livello di consapevolezza e sensibilizzare i cittadini alla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose». Dagli studi condotti sugli abitanti di Casale Monferrato (dove fino a metà degli anni ’80 è stata presente l’Eternit), infatti, emerge come il rischio diminuisca rapidamente con l’aumento della distanza dalla fabbrica, ma resti notevole anche a 10 chilometri di lontananza, là dove possono trovarsi case, scuole, uffici e persone che nulla ebbero a che fare con l’impianto produttivo.

    MESOTELIOMA, AGGRESSIVO E LETALE - «Il mesotelioma è fra le neoplasie più aggressive, colpisce più gli uomini delle donne e presenta un picco massimo intorno ai 60 anni – dice Scagliotti -. Purtroppo può svilupparsi anche 40 anni dopo l’esposizione alle fibre di asbesto, ma non esiste ad oggi un mezzo per la diagnosi precoce. Sono stati fatti studi per cercare un marker efficace, che indichi la presenza della malattia ai primi stadi, per ora però non ci sono certezze». Nel 70 per cento dei casi di mesotelioma pleurico maligno i primi sintomi (generalmente presenti da alcuni mesi dal momento della diagnosi) sono dolore toracico, dispnea (difficoltà respiratoria) e tosse, che aumentano con il passare del tempo. A cui spesso si associano astenia (stanchezza) o malessere generale; il segno più frequente è la formazione di liquido pleurico nel torace, ma ci sono pazienti che, pur presentando radiologicamente i segni della malattia, non hanno alcun sentore. Poiché il tumore viene scoperto in fase avanzata, con la chirurgia si ottengono risultati limitati. «Il mesotelioma – conclude Pinto - può essere trattato con chirurgia, radio e la chemioterapia, eventualmente in combinazione fra loro. Recentemente, poi, si sono avuti dei progressi con la chemioterapia a base di pemetrexed e platino, che ha dimostrato di migliorare sia la sopravvivenza che la sintomatologia in pazienti con malattia avanzata».

    Vera Martinella (Fondazione Veronesi)
    fonte corriere della sera
     
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0 replies since 26/11/2011, 07:40   6 views
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