BOSSI CHI SBAGLIA PAGA LASCIA DOPO 23 ANNI

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    Lega: Bossi, lascia dopo 23 anni
    "Chi sbaglia paga, non conta nome"
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    (AGI) - Milano, 5 apr. - "Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorita' e' il bene della Lega e continuare la battaglia". Lo ha detto Umberto Bossi al consiglio federale della Lega, secondo quanto riferito da Matteo Salvini, al termine della riunione. Bossi e' stato nominato presidente della Lega "da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Bossi, lui e' arrivato gia' convinto, con una scelta decisa e sofferta". "Chi sbaglia paga, qualsiasi nome porti" ha detto Bossi nel rassegnare le dimissioni.

    'Striscia' consegna a Renzo il tapiro d'oro

    Il triumvirato composto da Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Manuela Dal Lago guidera' la Lega Nord fino al congresso federale. E' quanto ha spiegato il capogruppo leghista in consiglio lombardo, Stefano Galli, uscendo dalla sede del movimento. Dopo le dimissioni da segretario federale, Umberto Bossi e' stato nominato presidente della Lega Nord. Il nuovo incarico di tesoriere e' stato affidato invece a Stefano Stefani. Esultano i sostenitori di Roberto Maroni per le dimissioni "irrevocabili" di Umberto Bossi. Si incoraggia l'ex ministro dell'Interno ad andare "avanti con la pulizia nel partito".

    Belsito intercettato, "meglio Lusi: lui se ne sbatte"

    Ma non mancano nemmeno toni da redde rationem: "Adesso dobbiamo iniziare la caccia all'uomo verso tutti i cerchisti annidati in ogni regione e spesso in posizione di vertice", scrive un 'barbaro sognante', come si definiscono i maroniani. E ce n'e' anche per Renzo Bossi, additato come causa di tutti i mali della Lega: "Deve fare l'unica cosa sensata, dimettersi da consigliere regionale e uscire dal consiglio regionale e dalla politica", scrive Carlo Tosi: "Al nostro movimento ha gia' fatto troppi danni". "Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorita' e' il bene della Lega e continuare la battaglia". Cosi' Umberto Bossi ha presentato le dimissioni da segretario della Lega Nord. Le dimissioni, "irrevocabili", sono state presentate al consiglio federale del movimento, riunito nel quartier generale di via Bellerio a Milano dopo l'esplosione dello scandalo sui contributi elettorali, che le ha accolte. Dopo la diffusione della notizia dell'addio del Senatur, i militanti del Carroccio riuniti in via Bellerio a sostegno del leader sono entrati nella sede al grido di 'Bossi Bossi'. Le dimissioni di Bossi arrivano dopo che dalle carte dell'inchiesta sul tesoriere della Lega Francesco Belsito, indagato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio, e' emersa una cartella denominata 'Family'. E dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti emerge l'ipotesi che il Senatur abbia passato alle casse del partito denaro in nero: in una telefonata la dirigente amministrativa Nadia Dagrada e dice a Belsito: "Tu non puoi nascondere quelli che sono i costi della famiglia, cioe' da qualche parte vengono fuori. Anche perche' o lui, (riferito a Bossi, ndr) ti passa come c'era una volta tutto in nero o altrimenti come c... fai tu". Telefonata in cui, secondo gli investigatori, "si rileva che Nadia parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito". E ancora, gli investigatori ipotizzano che Renzo Bossi abbia "portato via" da via Bellerio i "faldoni" sui lavori di ristrutturazione della sua casa "per timore di controlli". Tra i destinatari dei fondi sottratti dalle casse della Lega e utilizzati per i bisogni della famiglia Bossi ci sarebbe anche l'ex ministro Roberto Calderoli. Gli inquirenti napoletani che questa mattina hanno esaminato il materiale sequestrato parlano di documentazione contabile che attesterebbe la distrazione di alcune somme destinate alle spese dei familiari di Bossi. A Milano nel frattempo e' stato nuovamente interrogato Paolo Scala, consulente della Lega e anche lui indagato con l'accusa di appropriazione indebita. Il congresso federale della Lega Nord, in caso di dimissioni del segretario federale, deve essere convocato entro trenta giorni per eleggere il nuovo segretario. E' quanto recita l'ultimo comma dell'articolo 14 dello Statuto della Lega Nord. Lo stesso articolo prevede che a guidare il movimento fino al nuovo segretario e' un 'commissario federale ad acta'.
    Ecco il testo dell'ultimo comma dell'articolo 14 dello statuto del Carroccio: "Per dimissioni, impedimento permanente o decesso del Segretario Federale, il Consiglio Federale nomina un Commissario Federale 'ad acta' e convoca il Congresso Federale straordinario, che si riunira' entro trenta giorni dall'evento, per l'elezione del nuovo Segretario Federale".
     
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    BUFERA SUL CARROCCIO
    Intercettazioni, assegni, documenti:
    l'inchiesta che ha travolto il Senatùr
    Citato nelle conversazioni telefoniche anche il figlio Renzo: «Peggio di Cosentino». Una cartella con la scritta «Family»

    MILANO - «Umberto Bossi ha deciso di dimettersi da segretario federale della Lega nord perché le inchieste che riguardano la gestione dei rimborsi elettorali toccano anche la sua famiglia». È questa la motivazione del passo indietro del leader del Carroccio data da Stefano Galli, capogruppo leghista al Pirellone e membro del consiglio federale. La decisione delle dimissioni arriva infatti dopo che gli inquirenti napoletani hanno esaminato il materiale sequestrato parlano di documentazione contabile che attesterebbe la distrazione di alcune somme destinate alle spese dei parenti più vicini a Bossi. Nel frattempo le carte sono state trasferite anche ai pm di Milano.

    CARNET DI ASSEGNI E INTERCETTAZIONI - Ed è nel capoluogo lombardo che è stato nuovamente interrogato Paolo Scala, consulente della Lega e anche lui indagato con l'accusa di appropriazione indebita. Numerosi sono gli stralci delle intercettazioni resi noti. In una conversazione l'8 febbraio scorso Nadia Dagrada, dirigente amministrativa di via Bellerio, chiama dal suo cellulare Francesco Belsito che risponde a un numero della Camera dei deputati. La dirigente amministrativa e responsabile del settore gadget della Lega consiglia Belsito «sulle strategie da assumere in occasione dell'appuntamento» imminente con Umberto Bossi. La donna consiglia l'ex tesoriere su quel che deve dire: «Capo, io ti rammento solo una cosa. Che, in questi anni ho dovuto tirar fuori, su vostra richiesta, per tua moglie, per Riccardo, per Renzo, delle cifre che se qualcuno va metterci mano fa... il mio... Tu gli devi spiegare, che tu vuoi proteggere lui e se altri vanno a vedere queste cose... eh, lui è nei guai. Ma quelle sono cifre, cioè, o tuo figlio lo mandavano in galera...». Belsito aggiunge: «... Ah, Rì...». Dagrada: «...O c'era da pagare». Belsito: «... Ah, Riccardo». Dagrada: «Esatto. Poi gli devi dire: poi tua moglie cosa faccio, Gli dico di no? Tu mi dicevi di sì. Fai conto, che ti fai fare l'elenco di quello che hai dato alla scuola Bosina, gli dici...». Belsito: «... E come faccio a saperlo, io adesso non ho niente per capire...».

    IL RUOLO DI RENZO - Importante, come si evince dagli atti delle inchieste, il ruolo di Renzo Bossi, che insieme alla fidanzata Silvia Baldo «sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli». Una dichiarazione della stessa Dagrada, che si riferiva, secondo gli inquirenti, ad alcuni faldoni dei lavori di ristrutturazione dell'abitazione di Gemonio, pagati - questa l'accusa - con i rimborsi elettorali della Lega. Dalle conversazioni telefoniche emerge anche un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato affossato da «Silvio». Al telefono con Francesco Belsito a parlare è ancora Nadia Dagrada. La donna menziona un fascicolo e chiede: «È vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fasciolo?... ma prima o poi il fascicolo esce». Il riferimento, da quanto emerge, è a episodi di cui sarebbe responsabile il figlio di Bossi. Su questo fascicolo, secondo la donna, sarebbe «intervenuto più Silvio» che Umberto Bossi «e so che ci sono di mezzo anche alti, alti Pd e non è che hanno detto chiudi il fascicolo, hanno detto manda, ci sono 50 fascicoli quello era il quinto. Gli hanno detto inizia a farlo scivolare ventesimo e dopo è passato il tempo, si doveva andare a elezioni a marzo e hanno detto inizia a metterlo quarantesimo, ma appena arriva l'ordine di tirarlo fuori... fuori tutto... i fermi, l'utilizzo della macchina con la paletta, perchè lui sulla macchina c'ha la paletta...».

    «ALTRO CHE COSENTINO» - Sempre al telefono la Degrada consiglia Belsito di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza. Una cassaforte aperta dagli inquirenti che, oltre ai documenti, hanno trovato un carnet di assegni che reca la scritta «Umberto Bossi». Il carnet, relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio, è ora all'esame dei pm di Napoli e di Milano. Nel corso della telefonata con Belsito, poi, la dirigente avverte: «quando esce una cosa di questo genere sei rovinato... il figlio di lui che ha certe frequentazioni... altro che Cosentino!».
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    LA RINOPLASTICA DI SIRIO E LE MULTE DI RENZO - Tra i documenti dei figli compaiono anche ricevute di spese sanitarie e scolastiche dei familiari. E salta fuori anche la ricevuta relativa a un intervento di rinoplastica cui si sottopose Sirio, uno dei figli di Bossi, e documenti riguardanti il pagamento di multe per Renzo Bossi. Poi l'assicurazione per l'abitazione dei Bossi a Gemonio e le spese - 20mila euro - per il tutor di Renzo.

    LA SCUOLA DI MANUELA E IL BAR DI UMBERTO - Ma c'è anche la moglie tra i beneficiari dei soldi girati alla famiglia: Belsito infatti avrebbe sottratto dalle casse della Lega Nord un milione di euro da destinare alla scuola Bosina di Varese per Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. Per il Senatùr invece Belsito: «ha acquistato a Milano dei bar per conto di Bossi», utilizzando «fondi pubblici» cioè quelli del partito.
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    CASTELLI E CALDEROLI - Per quanto riguarda il denaro, «veniva elargito - stando agli atti - senza lasciare traccia a Bossi e ai suoi familiari». È quello che risulta anche dalla telefonata sul «nero» con Belsito che risale al 29 gennaio 2012: si fa riferimento anche al fatto che Roberto Castelli (esponente della Lega Nord ed ex ministro) voleva controllare le spese, ma di questo bisognava «parlare col capo, per far allontanare Castelli» ed «evitare così i controlli sui conti sulle uscite fatte a favore di Bossi e dei suoi familiari». Mentre sempre dalle intercettazioni tra Belsito e Nadia Dagrada emerge che il denaro sottratto alle casse della Lega è andato «a favore» tra gli altri di «Bossi Umberto» e «Calderoli Roberto».

    Il tesoriere nel mirino della Procura
    L'AMMIRAZIONE PER LUSI - Per quanto riguarda Belsito, invece, sempre dall'intercettazione si profila una sentita ammirazione per il senatore del Pd Luigi Lusi. «Era meglio... guarda un po' Lusi - dice Belsito parlando con Nadia Dagrada, dirigente amministrativa della Lega - ha rubato 13 milioni e adesso se ne sbatte il ca..». La frase di Belsito si trova in una conversazione in cui si lamenta di essere stato convocato da Bossi in seguito all'uscita della notizia degli investimenti in Tanzania.

    «LA LEGA FINISCE NELLA M...» - Poi, uno scambio di battute che pare una premonizione. «Se comunque lui (Belsito ndr) - dice Dagrada - passa per uno che ha rubato, il capo comunque l'ha scelto quindi il capo finisce nella m... con lui, la Lega finisce nella m..., perchè con uno scandalo del genere non è che ci sono i salvatori della patria Maroni e Castelli, la Lega affonda...». E, ancora, tra Belsito e Dagrada: «Quello che deve capire il capo, è che con te è in una botte di ferro su quello che può uscire, con gli altri no (...) e la paura, non è quanto speso, ma che se lo sanno i militanti, ma quanto speso (...) per i figli e per la moglie». E Dagrada consiglia anche come "relazionarsi" con la senatrice Rosy Mauro: «Lei è convinta che tu non parlerai mai». Invece, secondo Dagrada, Belsito dovrebbe far capire alla fondatrice del Sinpa che se apre «bocca» lui «il capo salta e se salta il capo tu (ossia Rosy Mauro, ndr) sei morta».

    «TRADITRICE» - Ma anche con la stessa Mauro i rapporti non sono ottimali. «La traditrice è lei», dice Belsito a Nadia Dagrada in un'intercettazione dell'8 febbraio, agli atti dell'inchiesta. L'ex tesoriere appare convinto di «una serie di congiure nei suoi confronti da parte di Rosy Mauro e Bossi». Nadia Dagrada ribatte: «Lei (Rosy Mauro, ndr) è convinta che gli vada evidentemente sempre tutto bene, cosa ti devo dire, ormai si è convinta che tanto lei, ma non ha capito che non è per nulla così... A far circolare roba, ma scherzi?...». Poco più avanti Belsito aggiunge: «Cioè capisci, la traditrice è lei eh!». E ancora la Dagrada: «È lei che sta manovrando tutto, la cosa è che è lei che sta manovrando tutto, è questo il (sembra dire "il brutto", ndr)». E ancora la dirigente amministrativa: «A questa stregua, morti per morti, tanto non è perseguibile, la rovini con quello che prende... Ribadisco questo, che esca fuori quello che viene dato al Sinpa (Sindacato Padano, ndr), quello che viene dato alla Bosina (scuola, ndr)». Belsito: «Sì tutto». Dagrada: «viene fuori, vedi dopo che fine fanno! (...) l'importante è giocarsi bene le carte e poi fargliela pagare, però».

    PATATA BOLLENTE - La Dagrada consiglia Belsito di pretendere di parlare da solo con Umberto Bossi, dopo che Rosy Mauro gli aveva annunciato che le cose per lui si stavano mettendo male per via degli investimenti a Cipro e in Tanzania, per spiegare al «capo«, che «adesso questa diventa una patata troppo bollente con la storia della famiglia». La donna, nella conversazione, il giorno prima dell'incontro di Belsito con Bossi nel suo ufficio romano in cui si suppone che venga «licenziato», spiega: Tu gli dici "Sei sicuro che parliamo dei conti in presenza di altri? O meglio sei sicuro che vuoi che parliamo della tua famiglia in presenza di altri?". A questo punto - continua la dirigente - guarda che secondo me gli altri si alzano perché nessuno vuole entrare in questo gioco, adesso questa diventa una patata troppo bollente con la storia della famiglia». E ancora: «Gli dici: guarda io sono rimasto disgustato perché è vero, magari sarò stato ingenuo, stupido, mi sono fidato di queste persone, ho fatto quello che mi hanno chiesto, anche se secondo me va contro la mia etica. Tieni presente che il fondo che hai fatto tu - prosegue - l'ha fatto Speroni, quello lì della Tanzania».

    «PAPALE PAPALE» - In un altro passaggio dell'intercettazione Nadia Dagrada ritorna sul discorso da fare a Bossi: «A quel punto tu dici (...) il punto è che fino adesso quello che è stato speso per tua moglie, per tuo figlio Renzo, per tuo figlio Roberto, per la Rosy Mauro, per l'amante della Rosy Mauro, è rimasto per me. Sicuro che se mettiamo di mezzo altra gente queste cose non escono? Però così glielo devi dire - continua - papale papale, quando siete tu e lui senza mezzi giri di parole, deve avere chiaro quello che è il rischio...». Belsito più avanti ammette: «E io sono stato un deficiente che mi sono preso a banconote la scuola, capisci tutti i soldi a quella grande p.... della moglie (di Bossi), che stupido che sono». E sempre in vista del colloquio con il «capo» la Degrada ribadisce a Belsito di spiegargli: «È che finché c'ero io tutto è stato silenziato, ma ricordati che qui ci vanno di mezzo tua moglie, Riccardo, Renzo, Roberto, la Rosi, l'amante della Rosi e tu (...). Ascolta me - dice ancora la donna - ma quando verrà fuori tutto, meglio che sia preparato perché tu non pensi che, se fanno fuori te, poi salta fuori tutto?».

    A TRE - La convocazione di Belsito da parte di Bossi viene preceduta da una telefonata «a tre» con Rosy Mauro. La Mauro chiama Belsito e poi gli passa Bossi. Poi Belsito riparla con Rosi Mauro che gli dice «la vedo brutta», riferendosi, annotano gli investigatori, alla sua eventuale «fine politica».

    Rosi Mauro: Pronto
    Belsito: ehi
    Rosi Mauro: ti vuole il capo (Bossi) che sono qui, eh Umberto
    Bossi: pronto
    Belsito: ciao capo dimmi tutto
    Bossi: domani mattina, quando ritorno da Monti
    Belsito: sì
    Bossi: ti voglio lì da me
    Belsito: va bene ci vediamo domani a mezzogiorno. Ciao capo
    Rosi Mauro: hai capito a mezzogiorno?
    Belsito: sì sì, va bene, va bene
    Rosi Mauro: eh
    Belsito: ok
    Rosi Mauro: noi siamo qua a casa, se vuoi venire?
    Belsito: sto a letto io, non sapevo niente
    Rosi Mauro: c'è anche Castelli
    Belsito: sì, sì
    Rosi Mauro: eh m ah, la vedo brutta
    Belsito: va be', non ti preoccupare
    Rosi Mauro: ah no, eh.
    Scrivono i carabinieri che «questa telefonata sarà oggetto di ulteriore preoccupazione per Belsito il quale pensa già che ormai è spacciato e che è imminente la sua fine di amministratore della Lega.

    CARTELLA «FAMILY» - Infine, dalla cassaforte di Francesco Belsito sono spuntati una serie di documenti, alcune fatture e soprattutto una cartella denominata «Family» che ha letteralmente travolto la Lega. «È materiale utile ai fini investigativi» hanno gli inquirenti napoletani che hanno esaminato il materiale sequestrato. L'inchiesta napoletana è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e affidata ai pm Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli.

    Marta Serafini
    fonte corrieredella sera
     
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