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Gli esperti: «Attente al sovrappeso»
Tumore dell'endometrio in aumento
Controlli da non trascurare in menopausa
Il carcinoma è sempre più frequente e le perdite sospette lo segnalano in anticipo. Basta la chirurgia per guarire
MILANO – Se ne parla di rado ed è poco conosciuto. Considerato «raro», il carcinoma dell’endometrio con circa 7.700 nuove diagnosi ogni anno in Italia è invece il tumore più comune della sfera genitale femminile. Ed è in aumento. Per questo gli esperti, riuniti a Mestre per la Conferenza Nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), vogliono richiamare l’attenzione delle donne su questa neoplasia, frequente in menopausa, ma che in un 15-20 per cento dei casi insorge anche in donne più giovani. «Fortunatamente – spiega Stefano Cascinu, presidente Aiom – nella stragrande maggioranza dei casi riconoscere precocemente la presenza del carcinoma dell’endometrio è possibile e semplice: dà luogo a perdite ematiche che, soprattutto in menopausa, devono sempre mettere in allarme. In questi casi è bene fare una visita dal ginecologo che può procedere con ulteriori analisi per capire di cosa si tratta».
I SEGNALI CI SONO, NON TRASCURATELI - In oltre il 90 per cento dei casi, infatti, la malattia si manifesta con un sanguinamento vaginale che rischia di essere trascurato o sottovalutato in una «fase di passaggio» come la menopausa, quando la maggior parte delle perdite è espressione di fenomeni fisiologici (atrofia endometriale) o patologie benigne (polipi, iperplasia). In una situazione dubbia per avere una diagnosi certa si procede con una semplice ecografia transvaginale per valutare lo spessore endometriale e con isteroscopia per visualizzare la cavità endometriale, un esame che con le nuove tecniche è diventato meno invasivo e viene comunque condotto in ambulatorio. «Grazie alla diagnosi precoce – chiarisce Sandro Pignata, presidente della Conferenza – in oltre il 70 per cento dei casi la neoplasia viene scoperta quando è ancora in fase iniziale e basta il solo intervento chirurgico (isterectomia totale e annessiectomia bilaterale, ovvero asportazione di utero e ovaie) per garantire alle pazienti la guarigione».
L’OBESITÀ AUMENTA LE POSSIBILITÀ D’AMMALARSI - Ci sono però tumori contro i quali è necessaria un’integrazione terapeutica (chemio o radioterapia) per completare la cura o per prevenire le possibili recidive e «in questi casi servono linee guida condivise su come procedere, servono più studi scientifici e nuovi farmaci, mentre le ricerche procedono un po’ a rilento - aggiunge Pignata, che è direttore della Struttura di Oncologia Medica Uro-Ginecologica all’Istituto Tumori Pascale di Napoli -. Ma in Italia sta partendo una sperimentazione con farmaci antiangiogenetici rivolta alle pazienti con tumore in stadio avanzato». Infine gli esperti sottolineano quanto si può fare per impedire di ammalarsi: il tumore dell’endometrio colpisce soprattutto le donne dai 60 anni in su che, visto l’invecchiamento generale della popolazione, sono destinate ad aumentare. «E colpisce soprattutto chi è obesa o in sovrappeso ed è purtroppo frequente che le donne in menopausa mettano su dei chili di troppo – conclude Cascinu, responsabile dell’Oncologia medica all’Azienda ospedaliera universitaria di Ancona -. Ecco perché è ancor più importante cercare di controllare il proprio peso e prestare particolare attenzione in chi è esposto agli altri fattori di rischio noti per questa malattia: menarca precoce e menopausa tardiva (che causano un aumento di esposizione agli estrogeni), infertilità, diabete mellito, alterazioni genetiche (per chi ha altri casi di tumori dell’endometrio o del colon nelle donne della famiglia), terapia con tamoxifene (farmaco antitumorale utilizzato nella terapia del carcinoma mammario».
Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)
fonte corriere della sera.