Memoria: si dimentica ciò che non interessa

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    Memoria: si dimentica ciò che non interessa
    Non è una mancanza del cervello
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    Incontriamo una persona e non ricordiamo il suo nome. Oppure leggiamo un libro e non sappiamo più come si chiama l'autore. Il fatto, oltre al comprensibile imbarazzo per la gaffe in cui siamo magari incorsi, ci fa chiedere con un po' di preoccupazione: che succede alla mia memoria? La risposta che dà la scienza è rassicurante: dimenticare i nomi delle persone può non avere nulla a che fare con le capacità del nostro cervello, quello che pesa davvero è la mancanza di interesse.
    E' quanto sostiene una ricerca della Kansas State University. La capacità di ricordare risiede infatti nel "peso" che un argomento o una situazione hanno per noi: quanto più è alto, tanto più è probabile che il suo ricordo si imprimerà stabilmente nella memoria. Insomma, il fatto di dimenticare come fa di cognome il conoscente incontrato per caso o il prof di ginnastica di nostro figlio non significa che la memoria faccia i capricci. Semplicemente si tratta di nozioni che non ci servono e di persone delle quali non ci importa nulla.

    Spiega Richard Harris, professore di psicologia alla Kansas State University: "Alcune persone, generalmente coloro che sono socialmente più consapevoli, sono semplicemente più interessate alle persone e alle relazioni; sono cioè più motivate a ricordare il nome di qualcuno". La spiegazione di Harris vale soprattutto in professioni in cui è utile potersi rivolgere alle persone chiamandole per nome, o comunque sapere come si chiamano, come accade ad esempio nel caso dei politici o di chi si dedica all'insegnamento.

    Le sue considerazioni sono partite da un gioco di geografia cui stavano partecipando alcuni studenti nel suo ufficio: Harris ha cominciato a nominare Paesi e capitali e gli allievi sono rimasti stupiti dalla quantità di nozioni che riusciva a ricordare. Il professore, però, si è reso conto che il suo ricordo non derivava dalla memorizzazione di una mappa, ma dalla sua passione per i francobolli. Grazie ai vari pezzi della sua collezione e ai luoghi da cui provenivano, si è trovato a immagazzinare una grande quantità di nozioni di geografia senza averle mai realmente studiate.

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