OBAMA E ROMNEY ANCHE NEL PRESEPE. MICHELLE HOT: "BARACK MEGLIO SENZA SLIP"

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    WASHINGTON - Meglio Barack con i boxer o con gli slip? È la sorprendente domanda che i conduttori del «Live with Kelly and Michael», in onda sulla Abc, hanno rivolto alla First Lady americana. Michelle Obama, un pò imbarazzata, ha deciso di stare al gioco, dando una risposta a dir poco osè: «Lo preferisco con nessuno dei due».
    Nel corso del programma Michelle è anche tornata sull'applauso da lei lanciato nel corso del secondo dibattito presidenziale tra il presidente americano e il candidato repubblicano alla casa Bianca, Mitt Romney: «Lo so, non si dovrebbe fare, bisognerebbe rispettare il silenzio, e non voglio finire nei guai». È che, spiega, a volte non riesce a trattenersi, tale è il trasporto con cui segue il marito.

    SI AVVICINA LO SCONTRO TV CON ROMNEY Con i sondaggi che a due settimane dall'Election Day continuano a mostrare un testa a testa serrato, Barack Obama e Mitt Romney si affrontano per il loro terzo, ultimo, cruciale duello tv: sarà interamente dedicato al 'ruolo degli Stati Uniti nel mondo', e anche se nessuno ci avrebbe scommesso, in una corsa alla Casa Bianca così serrata questa volta anche la politica estera assume importanza fondamentale. Dopo essere stata per l'intera campagna elettorale uno dei bastioni del presidente Obama, la politica internazionale della sua amministrazione nelle ultime settimane ha mostrato alcuni varchi per il candidato repubblicano, in particolare su Libia e Iran. Romney però non è stato sempre in grado di sfruttarli. Il faccia a faccia tv gli offre ora quella che potrebbe essere la sua ultima occasione, ma certo il terreno è minato, anche perchè in tempi di crisi, il Gop ha giocato la sua campagna quasi interamente sull'andamento dell' economia e l'esperienza di politica estera dell'ex governatore, così come del suo 'vicè Paul Ryan, è pressochè nulla. Finora Romney si è limitato ad accusare Obama di avere una politica estera «timida», di voler «guidare da dietro» e di aver iniziato il suo mandato con un «apology tour», cioè andando in giro per il mondo a chiedere scusa per l'America. I democratici hanno replicato che il candidato repubblicano non ha dal canto suo mai dato indicazioni su come ad esempio pensi di indurre Teheran a più miti consigli sul suo programma nucleare; o come voglia contribuire alla caduta del presidente Bashar al Assad fornendo ai ribelli siriani armi che poi non finiscano i mano ai terroristi di al Qaida; o come gestire la deriva islamica che sta emergendo nei Paesi protagonisti della Primavera Araba. Solo nell'ultimo dibattito l'ex governatore ha allargato un pò l'orizzonte affermando che già il primo giorno nell'Ufficio Ovale, se vincerà le elezioni, dichiarerà la Cina Paese manipolatore di valuta, ma non ha ad esempio fatto alcun riferimento alle rivendicazioni territoriali di Pechino su alcune isole del Giappone, delle Filippine, della Corea del Nord e del Vietnam. Allo stesso tempo è andato all'attacco di Obama per la sua politica verso Israele e per il suo difficile rapporto con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, affermando che in tal modo ha messo in difficoltà uno dei più importanti alleati degli Stati Uniti: si tratta di un terreno su cui certamente tornerà all'attacco nel terzo dibattito, così come di certo tenterà un nuovo affondo sulla questione dell'assalto al consolato Usa a Bengasi in cui l'11 settembre sono morti quattro americani, compreso l'ambasciatore Chris Stevens. Per due volte Romney è partito all'attacco su questo campo: subito dopo quei tragici eventi con un comunicato, di cui è stato però aspramente criticato 'il tempismò, e durante il secondo dibattito tv, quando sul presunto ritardo nel definire l'assalto alla sede diplomatica Usa «un atto di terrore» pensava di poter mettere Obama in un angolo, e invece ci è finito lui. Nel team repubblicano cercano comunque di non dare troppo peso alla politica estera in campo elettorale. «I candidati sono vicini. L'economia è la questione numero uno», come ha detto uno dei più stretti consiglieri di Romney, Vin Weber. Un recente sondaggio del Washington Post/Abc News mostra però che Obama ha dieci punti di vantaggio nella fiducia degli americani su chi possa guidare meglio gli affari internazionali degli Stati Uniti. Un dato non trascurabile, visto che il sito specializzato RealClearPolitics (RCP) facendo una media dei sondaggi vede Romney in vantaggio di appena lo 0,3 per cento, anche se Gallup continua a darlo avanti di sei punti.

    OBAMA-ROMNEY ANCHE NEL PRESEPE Per il faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti d'America Obama e Romney si è dato da fare anche il maestro pastoraio di san Gregorio Armeno Genni Di Virgilio che ha creato la statuetta del presidente americano e del suo rivale. Due busti, Obama in abito nero, camicia bianca e cravatta rossa, Romney giacca blu, camicia bianca e cravatta rosa. Alle loro spalle la bandiera americana. «Su questi due grandi politici si è concentrata l'attenzione di tutto il mondo. sei miliardi di uomini e donne hanno occhi solo per loro, dal faccia a faccia il nuovo presidente degli Stati Uniti, quello che io ritengo sia il Paese guida del mondo», ha detto all'Adnkronos Genni Di Virgilio.
     
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