PRIMA DOMENICA SENZA IL PAPA E MESSA

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    Roma, prima domenica senza l'Angelus
    Da domani prenderanno il via le riunioni delle Congregazioni pontificie, prima del Conclave il cui inizio, secondo indiscrezioni, potrebbe essere fissato per l'11 marzo
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    Prima domenica senza Angelus oggi in piazza San Pietro. Da giovedì sera infatti le finestre dell'appartamento pontificio che si affaccia su Piazza San Pietro sono chiuse e lo resteranno fino all'elezione del nuovo Papa. Da domani prenderanno il via le riunioni delle Congregazioni pontificie, prima del Conclave il cui inizio, secondo indiscrezioni, potrebbe essere fissato per l'11 marzo.
    Fronte dei cardinali elettori frammentato - Alla vigilia delle congregazioni generali, il fronte dei cardinali elettori appare più che mai frammentato. Neanche quelle che potrebbero sembrare classiche "cordate", come quella degli italiani, o gruppi numerosi, come gli statunitensi, hanno al momento un candidato su cui convergere. Del resto, nomi "forti", capaci di creare un'immediata convergenza di almeno un numero minimo di elettori non si presentano all'orizzonte e i porporati stessi, nelle conversazioni di questi giorni, mostrano come stiano procedendo in ordine sparso.

    Il fronte italiano - Nel fronte italiano continuano a svolgere un ruolo di primo piano i "grandi elettori" Angelo Sodano e Giovanni Battista Re, ma il gruppo dei connazionali si sta rivelando meno compatto del previsto. La candidatura di Mauro Piacenza, che sarebbe sostenuta da Tarcisio Bertone, Domenico Calcagno e Angelo Bagnasco, non convince tutti. E per molti ci sono troppe situazioni che remano contro gli italiani in genere. "Troppi scheletri nell'armadio", afferma senza mezzi termini un porporato di Curia.

    I papabili italiani - Rimane in piedi, come nome forte, quello dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, stimato da Ratzinger, solido di dottrina, di grande esperienza pastorale, vera figura di primo piano nel panorama italiano, e a differenza di altri privo di "macchie" nella propri storia. Rimane da capire, però, se la sua trascorsa vicinanza al movimento di Comunione e Liberazione non possa diventare per lui un handicap. Riferendosi proprio a lui, un cardinale elettore italiano osservava che "i movimenti hanno distrutto la Chiesa, dando ad alcune diocesi la configurazione quasi di sette". Tra gli italiani, poi, potrebbe venir fuori Giuseppe Betori, ma come outsider, solo se il Conclave dovesse prolungarsi per più giorni, non prima. Anche gli spagnoli, tra l'altro, sarebbero disposti a votare un italiano.

    Il fronte latino-americano - Per quanto riguarda il fronte dei latino-americani, si è alla ricerca di un candidato dell'area, ma c'è ancora divisione sul nome. Figura forte rimane il brasiliano Odilo Pedro Scherer - ha dei legami in Curia, essendo anche nell'organo di vigilanza dello Ior, e anche nella Prefettura degli Affari economici, conosce bene l'ambiente romano, facendo spesso l'andirivieni con Roma - però per rivalità interne al suo Paese e al continente, diversi non sarebbero disposti a votarlo. Perfino il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, il cardinale di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis, ha fatto sapere che anche lui sarebbe più disposto a votare il canadese Marc Ouellet, piuttosto che Scherer. L'arcivescovo di San Paolo, gradito negli Usa, tra molti europei e nel terzo mondo, non è insomma sostenuto dai suoi connazionali. E tanto meno, ad esempio, dagli argentini.

    La candidatura del canadese Ouellet - Quella di Ouellet rimane una candidatura importante, anche se resta il problema della vicenda del fratello condannato per pedofilia, questione che in Canada ha suscitato molto clamore. Ouellet ha anche dalla sua il fatto di conoscere bene il mondo latino-americano, dove potrebbe trovare sostegni, essendo stato molti anni in Colombia e parlando perfettamente lo spagnolo.

    La candidatura di Donald Wuerl - Tra gli americani, quella dell'arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, è una candidatura più robusta e consistente di quella del collega di New York Tim Dolan. Wuerl è considerato un personaggio molto pragmatico, amico di Ratzinger, è stato relatore al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione. Ha passato molti anni a Roma, prima studiando alla gregoriana e all'Angelicum, poi alla Congregazione per il Clero dove è arrivato con il cardinale prefetto John Joseph Wright. L'arcivescovo di Boston Sean O'Malley, invece, spicca sicuramente per stile a autenticità, ma appare a molti perfino troppo caratterizzato dalla sua strenua lotta alla pedofilia, aspetto che diventerebbe quasi un marchio troppo esclusivo per il pontificato.

    tgcom24
     
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