STRAGE A LAMPEDUSA FOTO DRAMMATICHE

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    Barcone in fiamme al largo di Lampedusa: centinaia di morti
    Decine di cadaveri ancora nel relitto. I superstiti: "Sono passati tre pescherecci, ma nessuno ci ha soccorso". Papa Francesco: "Una vergogna". Napolitano: "L'Ue deve intervenire". Oggi lutto nazionale


    01:12 - Volevano segnalare la loro posizione incendiando una coperta, sperando che qualcuno li aiutasse a scendere da quel barcone infernale al largo di Lampedusa. Ma l'inferno, per quei 500 somali ed eritrei che oramai vedevano la costa, non era ancora iniziato. Solo quando le fiamme si sono propagate sul ponte della nave, si è concretizzata la più grande tragedia dell'immigrazione. Finora i morti recuperati sono 110, ma decine di cadaveri sono ancora nel relitto.

    L'orrore è iniziato verso le 5 del mattino, dopo che già due barconi con oltre 460 persone erano stati soccorsi e portati a riva dalla guardia costiera. Nessuno si aspettava che il convoglio avesse un'altra unità che era già giunta sotto costa. Quando le fiamme si sono propagate sul barcone, i profughi presi dal panico si sono gettati in acqua: alcuni sono annegati subito, altri sono riusciti a rimanere a galla fino all'arrivo dei soccorsi.



    Ora a Lampedusa, trasformata nel cimitero dei profughi, si contano le vittime. La metà dei corpi recuperati sono di donne e tra i cadaveri ci sono anche quattro bimbi, il più piccolo di soli tre mesi. Molti soccorritori, all'arrivo dei corpicini, non sono riusciti a trattenere le lacrime. Dal molo Favaloro, una camera mortuaria a cielo aperto, i cadaveri sono stati poi trasportati all'hangar blu dell'aeroporto, l'edificio che normalmente ospita gli elicotteri della Finanza e del 118. I superstiti sono 155, tra cui sei donne e due bambini, ma il lavoro dei soccorritori continua: sarebbero decine i corpi rimasti imprigionati nello scafo affondato a cinquanta metri di profondità dove ora stanno operando i sommozzatori.




    Gli investigatori hanno già fermato il presunto responsabile di questa tragedia, un tunisino di 35 anni indicato come lo scafista del "barcone della morte". Dovrà rispondere di omicidio plurimo e favoreggiamento. Ma a fare ancora più orrore è il racconto dei superstiti: "Durante la traversata tre pescherecci ci hanno visto, ma non ci hanno soccorso". Un'accusa, specie per uomini di mare, durissima.



    "Viene la parola vergogna: è una vergogna! Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie", ha detto Papa Francesco. Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "bisogna reagire e agire". "Non ci sono termini abbastanza forti - ha detto il Capo dello Stato - per indicare anche il nostro sentimento di fronte a questa tragedia". A Lampedusa, in serata, si è recato il vicepremier, Angelino Alfano, che ha iniziato la sua visita sull'isola proprio dall'hangar, dove ha reso omaggio alle vittime. "Ho visto i corpi - ha detto Alfano - una scena raccapricciante, che offende l'Occidente e l'Europa. Spero che la divina provvidenza abbia voluto questa tragedia per far aprire gli occhi all'Europa". Venerdì proclamato il lutto nazionale.










    tgcom24

     
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