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Nobel per la Pace 2014: in lista sia Putin che Papa Francesco
Diffusa la lista dei candidati al prestigioso premio. Faranno discutere i nomi del presidente russo ma anche di Edward Snowden, la talpa del Datagate
Il presidente russo, Vladimir Putin, è stato candidato al Nobel per la pace. Ad annunciarlo è stato il direttore dell'istituto Nobel di Oslo, Geir Lundestad: la notizia è immediatamente rimbalzata sui media russi. Tra i candidati figura anche Edward Snowden, la talpa del Datagate che ha ricevuto asilo in Russia.
Anche Papa Francesco è tra i candidati al premio Nobel per la pace. Lo ha annunciato Lundestad, presentando la lista dei 278 nomi scelti dalle migliaia di persone abilitate a depositare candidature.
Putin candidato per la mediazione siriana - Putin è stato candidato per il suo ruolo nella crisi siriana, ma è più che probabile che la commissione per il Nobel valuti anche il suo intervento nella situazione ucraina. A ricevere la nomination per il Nobel per la pace 2014 è stato un numero record di 278 candiDati, incluse 47 organizzazioni, ha riferito Lundestad.
Numero record di candidature - "Abbiamo avuto un numero crescente di nomination da persone di Paesi che prima non avevano mai presentato candidature", ha aggiunto. Benché le nomination siamo rimaste segrete per 50 anni, migliaia di persone nel mondo hanno il diritto di proporre candidati, compreso qualsiasi membro di qualsiasi assemblea nazionale, e molti rendono pubblica la loro scelta. La commissione Nobel ha ristretto la lista tra 25 e 40 e la ridurrà ad una dozzina entro la fine di aprile. Il vincitore sarà annunciato il prossimo 10 ottobre a Oslo.
tgcom24. -
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Con Bergoglio 12 mesi di 'conversione papato'
Da Chiesa "povera" a riforma della Curia romana e dell'economia
di Fausto Gasparroni
"Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato". In questo passaggio del suo vero manifesto programmatico, l'esortazione apostolica "Evangelii gaudium" dello scorso 24 novembre, nel parlare della sua Chiesa "in stato permanente di missione", della "conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno", della "salutare decentralizzazione" che deve interessare tutta la struttura ecclesiale, papa Francesco - come sempre gli capita nel suo modo di intendere il papato - mette in gioco prima di tutto il suo ruolo e la sua stessa persona.
Il cambio di passo che Bergoglio chiede alla Chiesa, da lui chiamata a non essere più chiusa in sé stessa, ad aprirsi verso le "periferie", ad abbandonare pesantezze e "clericalismi" per farsi "ospedale da campo" verso le ferite del mondo, lo interpreta da un anno prima di tutto lui stesso. E questa "conversione", fin da quella sera del 13 marzo di un anno fa, il Papa venuto "dalla fine del mondo" l'ha mostrata in ogni suo comportamento, in ogni parola, in ogni gesto, con una forza profetica di esempio e di trascinamento che a molti, pur tra le resistenze ancora esistenti in Vaticano, ha fatto gridare ad una vera e propria "rivoluzione". Tanto il predecessore Benedetto XVI, le cui dimissioni-shock hanno aperto una stagione di rinnovamento della Chiesa capace di intercettare le attese latenti in ogni propaggine del cattolicesimo mondiale, era uomo attento alla dottrina, ai principi, alla "non negoziabilità" dei valori, tanto Francesco -
la cui scelta del nome rappresenta più che un marchio per il suo pontificato - mette l'"annuncio" prima dei precetti, in nome di una Chiesa "samaritana", improntata alla "misericordia" e alla "tenerezza", che affonda le radici negli anni trascorsi dallo stesso Bergoglio lungo le strade dissestate delle "villas miserias" della sua adorata e tanto rimpianta Buenos Aires, vero prete di strada (lui dice "callejero") che vede la sua missione nella vicinanza ai più bisognosi ed emarginati. E' da lì che nasce la sua idea di "Chiesa povera e per i poveri", la sua preferenza per una Chiesa "ferita e sporca per essere uscita per le strade", piuttosto che una Chiesa "preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti" (ancora la Evangelii gaudium). E' da lì che nasce l'aver spogliato il pontificato da tutti i simboli di sfarzo e regalità, con un esempio che mette alle strette anche il resto dei cardinali e vescovi di Curia. E' da lì che nasce il suo voler a tutti i costi stare vicino alla gente, sfidando anche le implicazioni della sicurezza. Da lì prendono le mosse - anche questa una "riforma" del pontificato - le omelie mattutine di Santa Marta, in cui distilla giorno per giorno sferzate etiche, sollecitazioni, a volte vere e proprie frustate nei confronti di una Chiesa che in tante sue parti aveva perso di vista la sua vera missione. Da lì si sviluppa anche il desiderio di affrontare i problemi della famiglia, con due Sinodi successivi, e in particolare le situazioni difficili, le necessità di chi fallisce, il nodo irrisolto dei divorziati e risposati. L'enorme popolarità catalizzata da Bergoglio fin dai suoi primi giorni da Papa, poi tradotta anche nelle copertine dei giornali di tutto il mondo fino al titolo di "persona dell'anno" 2013 di Time, resta la base da cui il Pontefice argentino trae la forza per imprimere la svolta anche alle ossificazioni della Curia. E questa resta tuttora una delle sue sfide più grandi. La grande riforma è avviata. Il consiglio degli otto cardinali è all'opera per riscrivere la "Pastor Bonus", la costituzione della Curia romana. La ristrutturazione degli organismi economici - che tanti grattacapi e scandali hanno prodotto in passato - è in atto con la creazione, tra l'altro, del super-ministero delle Finanze, che sostanzialmente risponderà allo stesso Pontefice, tanto da avere come numero due il suo segretario personale don Alfred Xuereb. In vista c'è anche il riassetto dello Ior e dell'Apsa, poi anche accorpamenti e semplificazioni nei dicasteri vaticani. Ma Francesco vuole anche sradicare comportamenti e mentalità che negli ultimi decenni avevano portato il governo romano, in particolare nella stagione Vatileaks, ad una delle peggiori crisi della sua storia. E' una svolta che tutte le Chiese del mondo chiedono, che sta all'origine della stessa elezione di Bergoglio. Contro le lobby che ancora sono all'opera. La Curia non dovrà essere più una "centrale di potere" autoreferenziale, ma finalmente un'entità al servizio delle Chiese particolari. Ed è una sfida che il Pontefice non ha ancora vinto. Serve anche un cambio di mentalità: quella "conversione del cuore" che lui non si stanca di invocare e su cui dare l'esempio.
fonte ansa. -
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OMAGGIO DI PAPA FRANCESCO A OBAMA. -
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Papa a ex drogati, Dio in vostri errori
Pontefice ha incontrato assistiti da cooperative sociali
(ANSA) - ROMA, 6 APR - "Dove pensate che si trovi Dio, in chiesa? No, si trova nelle vostre debolezze". Lo ha detto papa Francesco, durante la visita alla chiesa romana di San Gregorio Magno alla Magliana, incontrando ex tossicodipendenti, ex alcolisti ed ex detenuti assistiti dalle cooperative sociali attive nella parrocchia. L'incontro, privato, lontano dalle telecamere, é stato definito dal parroco don Renzo Chiesa "molto toccante": "Il Papa ha rivolto loro un discorso di incoraggiamento".. -
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Gesù, quando ritorna al Cielo porta al Padre un regalo. Quale è il regalo? Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”. Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché Gesù ha pagato per noi. Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: fare vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe. È una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona, perché guarda le piaghe di Gesù, guada il nostro peccato e lo perdona.
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Gesù ci domanda come un giorno fece con Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. L’omelia del Papa prende avvio proprio da questo dialogo del Vangelo in cui il Signore chiede per tre volte al primo degli Apostoli se lo ami più degli altri, un modo - osserva - per portarlo "al primo amore":
“Questa è la domanda che faccio a me, ai miei fratelli vescovi e ai sacerdoti: ...sono innamorato come il primo giorno? O il lavoro, le preoccupazioni un po’ mi fanno guardare altre cose, e dimenticare un po’ l’amore?”. -
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una finale "papale" tra benedetto e francesco. -
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